Modello Sanità

Rapporto Osservasalute 2017: la cronicità problema emergente

I dati che emergono dalla XV edizione del “Rapporto Osservasalute 2017. Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle Regioni italiane” (curato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute nelle regioni italiane) mostrano un’Italia dove punti di forza e debolezza si alternano anche in funzione della latitudine.

Malattie croniche e autosufficienza

Infatti, laddove la prevenzione funziona, la salute degli italiani è più al sicuro, con meno morti per tumori e malattie croniche come il diabete e l’ipertensione (diminuiti del 20% in 12 anni i tassi di mortalità precoce per queste cause).

Viceversa però, in Italia si osservano livelli di cronicità e non autosufficienza tra gli anziani superiori alla media europea, a farne le spese sono soprattutto le donne. Non a caso l’Italia è addirittura 15esima tra i paesi dell’Unione Europea per speranza di vita alla nascita senza limitazioni fisiche.

Aumentano del 12,1% dal 2012 al 2016 le malattie croniche e la compresenza in un paziente di più di una di queste malattie. Infatti, la prevalenza di pazienti con multicronicità risulta in crescita dal 2012 (22,4%) al 2016 (25,1%). Tale prevalenza è più elevata nel genere femminile rispetto a quello maschile in tutti gli anni considerati e, nel 2016, è pari al 28,7% tra le donne e al 21,3% tra gli uomini.

Persiste il divario Nord-Sud, con ricadute anche gravi sulla salute degli italiani lungo lo Stivale, come si vede anche dall’ampia disparità in Italia sulla capacità di prevenire e curare alcuni tipi di tumore. Tali criticità si registrano soprattutto in alcune regioni del Centro Sud.

Osservasalute: gli stili di vita

Gli italiani, inoltre, cominciano timidamente a occuparsi in maniera più proattiva della propria salute, tendono a fare più sport. Nel 2016 il rapporto osservasalute 201734,8% della popolazione, pari a circa 20 milioni e 485 mila mentre nel 2015 erano il 33,3%, pari a circa 19 milioni e 600 mila.

In Italia, però, nel periodo 2001-2016, è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso (33,9% vs 36,2%), soprattutto è aumentata la quota degli obesi (8,5% vs 10,4%). Nel 2016 più di un terzo della popolazione adulta (35,5%) è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa (10,4%); complessivamente, il 45,9% dei soggetti di età ?18 anni è in eccesso ponderale

Il vizio del fumo almeno dal 2014 resta in Italia praticamente stabile (al 2016 si stima fumi il 19,8% della popolazione over 14 anni).

Anche sul fronte dei consumi di alcolici il dato sembra assumere contorni a tinte fosche: si assiste a una lenta, ma inarrestabile diminuzione dei non consumatori (astemi e astinenti negli ultimi 12 mesi), pari al 34,4% (nel 2014 era il 35,6%, nel 2015 34,8%) degli individui di età superiore agli 11 anni.

Rapporto Osservasalute 2017: spesa sanitara

Sale la spesa sanitaria pubblica pro capite, ma resta più bassa che in altri paesi. Su base nazionale, la spesa sanitaria pubblica pro capite è aumentata dello 0,38% tra il 2015 e il 2016, attestandosi a 1.845€. Ha, quindi, proseguito la leggera crescita registrata nel 2015, riportandosi ai livelli del 2012.

La spesa sanitaria pubblica pro capite italiana resta, comunque, tra le più basse dei Paesi OCSE attestandosi al 6,79% (2015) del PIL. La spesa varia fra 2.285€ della PA di Bolzano a 1.738€ della Sicilia.

Quasi complementare, è il comportamento della spesa sanitaria privata pro capite rispetto a quello della spesa pubblica.

A livello nazionale la spesa privata raggiunge, nel 2015, la quota di 588,10€ con un trend crescente dal 2002 a un tasso annuo medio dell’1,8%.

Tutte le regioni registrano un tasso medio di crescita che oscilla dallo 0,6% delle Lombardia al 3,7% della Basilicata. Nel 2015, e in valori assoluti, la spesa privata pro capite più alta si registra in Valle d’Aosta con 948,72€ e la più bassa in Sicilia con 414,40€.

Allo stato attuale, in Italia la spesa sanitaria pro capite è ancora composta per circa i tre quarti dalla spesa pubblica, collocando il nostro Paese in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea che hanno adottato un sistema di finanziamento prettamente a carico dello Stato.

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