La Via Garibaldina: un “filo rosso” come le camicie che collega Roma e Rieti

Il progetto culturale “La Sabina nel Risorgimento” è stato presentato a Mentana dall’associazione Istituto di Studi Sabini. Il progetto articolato in moduli, tra cui il convegno ‘Garibaldi e la Sabina’ e la mostra iconografica “La campagna garibaldina dell’agro romano del 1867 nella memorialistica dell’epoca” ha il merito di proporre il percorso della memoria garibaldina del 1848-1867 e della memoria risorgimentale, toccando quei centri della Sabina che legano Rieti e Roma.
E’ in quello scenario storico che la Sabina vide la prima battaglia risorgimentale ad Antrodoco tra il generale carbonaro Guglielmo Pepe, comandante delle forze liberali napoletane e il generale austriaco Johann Graf Frimont, inviato dalla Santa Alleanza in soccorso del Regno delle Due Sicilie. Lo scontro durato sette ore il 6 marzo1821 amotivo del mancato coordinamento tra le forze liberali ebbe un duplice effetto: ritirata miliare napoletana e ritiro dello statuto concesso dal falso giuramento del re Ferdinando I. E poi l’ultima battaglia del volontariato risorgimentale combattuta a Mentana il 3 novembre 1867 tra le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi e l’esercito franco-pontificio del generale Hermann Kanzler.
Due battaglie più politiche che militari che sollevarono l’attenzione dell’Europa sull’unità d’Italia.
La Sabina vide il passaggio di Garibaldi per la Repubblica Romana e per Roma Capitale raccogliendo volontari e seminando idee democratiche. Oggi tra monumenti, lapidi e vie intitolate occorre la ricerca negli archivi storici comunali per far emergere documenti ancora da leggere ed una storia locale da scrivere.
Nomi come i fratelli Giovagnoli di Monterotondo detti ‘ i Cairoli del Lazio’; la presenza di Margareth Fuller curatrice del primo manifesto femminista e giornalista di guerra americana che si stabilì per un breve periodo a Rieti; il titolo di Banda Nazionale Garibaldina conferito alla banda musicale di Poggio Mirteto; la figura del massone reatino Ludovico Petrini; il passaggio dei Cacciatori del Tevere; il ruolo di Scandriglia, di Passo Corese, di Monterotondo… inseriscono la Sabina in un contesto più vasto di quello che si conosceva.
Il progetto culturale nel coinvolgere la scuola, i giovani e le istituzioni per tutelare e valorizzare i beni risorgimentali intende proporre la ‘via garibaldina’ ovvero un ‘filo rosso’ che collega Roma e Rieti passando per i centri sabini testimoni delle imprese garibaldine e risorgimentali dove si intrecciano storia, territorio e turismo in quella cultura dell’unità d’Italia.