Museo Archeologico di Fara Sabina

Dal belvedere della Piazza del Duomo a Fara Sabina lo sguardo corre veloce verso gli antichi Sette Colli di Roma, ora come allora. Allora, quasi venti secoli fa, la valle creata dal Tevere avrebbe rivelato la presenza dei villaggi di quella parte del popolo sabino che aveva scelto di insediarsi lungo il fiume e che oggi chiamiamo i Sabini del Tevere.
Più vicino, sui colli a sinistra del corso del torrente Corese (nei pressi dell’odierna Talocci), Cures, che i romani consideravano la capitale dell’intera sabina, luogo natale di Numa Pompilio ed Anco Marzio e che, abitata sin dal IX secolo a.C., era certamente un punto di riferimento per tutti i sabini.
Più lontano, ma non molto, su un’altura lungo il Tevere, Eretum. Più piccola, ma strategicamente importante perché, al confine del territorio dei Latini, rappresentava un baluardo rispetto all’espansionismo romano.
Museo Archeologico di Fara Sabina: Cures e Eretum
Proprio a Cures ed Eretum è dedicato il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina che raccoglie, appunto, i reperti rinvenuti durante gli scavi archeologici effettuati a partire dagli anni ’70. Scavi fortunati, caratterizzati dall’essere stati finalizzati nel caso di Cures all’abitato e nel caso di Eretum alla necropoli. Essi hanno consentito di ricostruire componenti importanti della vita e della cultura dei Sabini, dominatori di questa parte di Lazio dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. fino alla conquista romana circa cinquecento anni dopo (III sec. a.C.).
Così Palazzo Brancaleoni e l’antico palazzetto del Monte Frumentario ospitano reperti ma anche un percorso audiovisivo fortemente didattico (e fortunatamente divulgativo) in grado di far vivere in prima persona la vita quotidiana di quel popolo, le usanze, il grande livello di civiltà raggiunta (…del resto, dall’altra parte del Tevere vivevano gli Etruschi).
Fara Sabina: il trono del re
Fin qui la ragione, la razionalità. Poi c’è l’emozione, perché il Museo di Fara custodisce un oggetto unico, incredibile: il trono di terracotta rosata tornato alla luce nel 2006 ad Eretum. La più grande tomba a camera ritrovata in Italia (37 metri di lunghezza complessiva) con al suo interno preziosi oggetti votivi, il carro da guerra del re e, soprattutto, il suo trono.
Oggi è ospitato nella sala del Monte Frumentario, in un’ambientazione magnifica che consente al visitatore di lasciarsi catturare da un “viaggio nel tempo” multimediale meraviglioso. Sono pochi, anche tra i grandi musei di archeologia, quelli che permettono di vivere emozioni così profonde.
Chi era questo re guerriero ? Non conosciamo il suo nome, forse non lo conosceremo mai. Certo, dovette compiere grandi imprese: forse si erse eroicamente a difesa dell’indipendenza sabina contro la conquista romana, e vinse. Siamo intorno al 500 a.C., i Sabini domineranno le loro terre ancora per due secoli.
Torniamo alla “ragione”: vi è un’ultima cosa da dire, un merito da attribuire. Il Museo Archeologico non è una “cattedrale nel deserto” ma, al contrario, una tappa di un percorso particolare: quello dei musei della Valle del Farfa, realizzati dai comuni dell’area a metà degli anni ’80.
Così, terminata la visita del Museo Archeologico, potrete accedere, proprio accanto, al Museo del Silenzio, ospitato nel Convento (di clausura) delle Clarisse. Poi, scendendo per pochi chilometri fino all’Abbazia di Farfa, il Museo di quest’ultima, dedicato al periodo medievale ed infine, a Castelnuovo di Farfa, il Museo dell’Olio.
Un percorso prezioso, capace di narrare in poche selezionate pagine le storie ed i valori più profondi di questa terra.
Museo Archeologico Fara Sabina
Orari:
Mattina - dal martedì alla domenica 9,00/13,00
Pomeriggio – venerdì 14,00/18,00
Giorno di chiusura: Lunedì Aperto su prenotazione: Mercoledì
Biglietti: € 2,50 – entrata gratuita per tutti gli studenti ed ultrasessantenni
Visite guidate per gruppi al Museo Archeologico su prenotazione
T. 0765-277321 – museo@farainsabina.gov.it
www.sabinideltevere.it - www.principisabini.it