Museo Archeologico di Magliano Sabina

Il Museo Archeologico di Magliano Sabina ha un’origine che mi colpisce e mi piace. Non saprei spiegarla meglio di così: è un museo archeologico “popolare”. Non è, infatti, il risultato di scavi scientifici, preordinati, condotti da archeologici professionisti. O meglio: è anche questo ma non solo. E’ innanzitutto il museo degli appassionati: il suo patrimonio nasce per caso. Dagli affioramenti nei campi agricoli, dai lavori di sterro per le strade, dagli scavi per le fondamenta delle case. E negli anni i ritrovamenti si assommano, si accumulano, si stratificano. Diventano tanti, tali da consentire – insieme ai reperti rinvenuti nei pochissimi scavi “ufficiali” dedicati ai Sabini – il passaggio successivo, la scommessa. Quella vinta, proprio con la realizzazione del museo, da Paola Santoro, Direttore del Museo Archeologico di Magliano Sabina ed archeologa di razza, fino a pochi mesi or sono Direttore del prestigioso Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo del CNR.
Se l’origine è dunque particolare, altrettanto lo sono i contenuti dei tre piani su cui si sviluppa il Museo Archeologico di Magliano. Infatti, tipicamente, siamo abituati a pensare (e vedere) musei “monotematici”, dedicati agli Etruschi, piuttosto che agli Egizi. Il Museo di Magliano no. E’ dedicato ad un territorio ed a tutti i suoi abitanti che vi si sono avvicendati, dalla preistoria fino al medioevo: a metà strada, ovviamente, troviamo i Sabini prima ed i Romani poi.
Museo Archeologico di Magliano Sabina – L’Esposizione
Così a Palazzo Gori troverete ospitati al piano terra i reperti del Paleolitico medio e superiore con i suoi utensili di selce. Già da quei tempi remotissimi (da 300.000 fino a 10.000 anni fa) era il Tevere ad attrarre queste popolazioni di raccoglitori-cacciatori poiché l’acqua, si sa, è la prima preoccupazione di qualsiasi essere vivente. Il primo piano conserva invece reperti che dall’Età del Bronzo vanno all’Età del Ferro. Sono la conferma della presenza dei Sabini sui colli dove oggi sorge la Magliano che conosciamo. Le vetrine custodiscono vasi a impasto bruno e a vernice nera ed armi in ferro ma, soprattutto, reperti che ci consentono di affermare con certezza come già nel VII secolo a.C. i Sabini possedessero la capacità di scrivere Il secondo piano ci rivela a sua volta due “passaggi” fondamentali della Sabina e dei suoi abitanti. Il primo è legato ai rapporti con le popolazioni confinanti: i falisci, situati tra i Monti Cimini ed il Tevere, ma anche gli etruschi. Ritroviamo così i vasi dalle raffinate decorazioni rosse che ci parlano delle positive “contaminazioni” in atto tra questi popoli. Siamo però ormai a ridosso della romanizzazione della Sabina: infatti nel 290 Manio Curio Dentato pone termine all’indipendenza di questo popolo. Inizia così la vicenda della Sabina “granaio di Roma” ed il moltiplicarsi delle ville rustiche sul suo territorio che numerosi reperti del museo ci testimoniano. Un’ultima vetrina ospita i reperti medievali: anche se generalmente guardati con una certa aria di superiorità dai cultori delle epoche più antiche, non sono né meno belli né meno pieni di vita vissuta.
Museo Archeologico di Magliano Sabina – Informazioni
Palazzo Gori Via Sabina – 02046 Magliano Sabina (RI)
T. 0744-910001