San Pietro ad Muricentum a Montebuono

San Pietro ad Muricentum a Montebuono appartiene a quel novero di antiche chiese sabine – come San Paolo a Poggio Mirteto, Santa Vittoria a Monteleone o Santa Maria del Piano a Ponticelli – dove la Fede ha nei secoli testimoniato la sua presenza attraverso generazioni di affreschi. Perché se, certo, queste chiese, lontane dai grandi centri del potere e quindi dell’arte, non ostentano i tesori delle grandi chiese rinascimentali e barocche, esse custodiscono la devozione secolare della Sabina.
Il suo nome – San Pietro ad Muricentum o ad Centum Murum – racconta la storia delle sue origini. Infatti, l’edifico sorge sui resti di una villa romana che la tradizione vuole appartenuta ad Agrippa e successivamente passata alla famiglia dei Licini, come potrebbero attestare gli archivi di Farfa che menzionano un Fundus Licinianus.
San Pietro ad Muricentum: una storia antica
I recenti restauri e l’esplorazione delle fondamenta della chiesa hanno consentito di scoprire mosaici e strutture romani, anche se interrotti da numerosi ossari, databili al I° secolo d.C.. Il Regesto di Farfa, dieci secoli dopo, ci svela l’esistenza – in due documenti uno del 1024 ed uno del 1116 – nella località di Muricentrum di una chiesa dal titolo di Sancti Angeli. Dovrebbe trattarsi già dell’edificio sacro che poi diverrà San Pietro.
Nel 1343 il Registrum lurisdictionis Episcopatus Sabinensis registra come la nostra chiesa abbia ormai assunto il titolo con cui la conosciamo oggi ed eserciti un ruolo centrale nell’amministrazione religiosa del Castrum Montisboni. Infatti vi dimora un arciprete con quattro canonici ed ha sotto la sua giurisdizione ben otto cappelle. Tra queste la “capellam sancti Salvatoris de roccha”, evidentemente la chiesa castrense di Montisboni.
San Pietro ad Muricentum perderà poi di importanza nel corso dei secoli per divenire chiesa cimiteriale ed il suo stato di conservazione peggiorerà enormemente.
L’edificio che vediamo oggi è con tutta probabilità quanto generato da rimaneggiamenti avvenuti tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Infatti, San Pietro disponeva originariamente di una navata di sinistra andata distrutta come dimostrano le arcate visibili sul lato sinistro dell’edificio. Solo grazie agli importanti interventi di restauro succedutisi in questi ultimi decenni è stato possibile salvare San Pietro ad Muricentum da una fine che avrebbe privato la Sabina di una testimonianza insostituibile del suo passato romano prima e medievale poi.
Gli affreschi: la controfacciata
Colpisce di San Pietro il rincorrersi e l’affastellarsi degli affreschi, come se le pur ampie pareti non offrissero spazio sufficiente né alla devozione dei committenti né all’operosità degli esecutori.
Le opere più antiche – databili tra fine XIV ed inizio XV secolo sono quelle della controfacciata: tra gli affreschi spicca (in alto a destra) quello dedicato al miracolo della Madonna dell’Ulivo. Argomento dell’opera è l’apparizione della Madonna avvenuta presso Assisi nel 1399. La Vergine apparve ad un fanciullo indicandogli di esortare la gente ad indossare la veste bianca, fare penitenza e rappacificarsi tra loro. Da questo miracolo trasse origine quel movimento spontaneo, detto dei Bianchi, i quali, cantando e penitenziando, attraversarono l’Italia da tutte le direzioni per confluire a Roma in occasione dell’Anno Santo del 1400. Anche la Sabina venne attraversata dal pellegrinaggio e diversi affreschi testimoniano questo passaggio.
A destra della Madonna dell’Ulivo, il Martirio di San Lorenzo. Al di sotto – contenuti in un’unica fascia – due Madonne con Bambino. La prima tra Santa Caterina e Sant’Antonio Abate, la seconda di nuovo con Sant’Antonio Abate.
La navata destra è riccamente affrescata: spiccano i sottarchi con ritratti di santi e condottieri mentre la parete d’ingresso ospita l’Incontro di Gioacchino ed Anna alla Porta Aurea e quella di fondo la Morte della Vergine.
L’Abside
Riccamente affrescato anche l’abside. Partendo dall’alto, Cristo in trono tra i santi. Nella fascia sottostante, da sinistra ; il Giudizio Universale; San Pietro in trono adorato dal committente; La Madonna in trono col bambino; La Madonna in trono col bambino tra angeli e San Giovanni Battista; La Natività. Proprio sotto la scena della Natività, un’iscrizione riporta il nome del pittore – Jacopo da Rocca Antica – e la data del dipinto, il 1451.
La fascia sottostante a questa descritta ospita un’ulteriore serie di riquadri rappresentano la Vergine in Trono e figure di santi.
La Cappella di destra
La cappella che si apre a destra del presbiterio presenta nella facciata un’Annunciazione ed all’interno episodi della vita di San Giovanni Battista (Battesimo di Cristo, Banchetto di Erode, la Decollazione); il Martirio di San Giovanni Evangelista, Miracoli dell’Apostolo Giacomo e, nella parete di fondo, una Crocefissione. Sulle vele della volta, i Quattro Evangelisti.