Santa Maria Assunta a Fianello

Santa Maria Assunta sorge a monte e poco fuori dal borgo di Fianello, in corrispondenza dell’attuale cimitero. Vi colpirà subito la cripta (XI secolo), divisa in tre piccole navate, sottostante all’abside. Quest’ultima è così dunque rialzata rispetto al piano della grande ed unica navata che ospita i fedeli. Ma anche se la pianta a navata singola potrebbe far pensare ad una chiesa architettonicamente di “semplice” lettura, in realtà non è così: i molti secoli di vita hanno generato un edifico il cui attuale aspetto è in realtà il frutto di un susseguirsi di interventi.
La villa romana
Infatti, per quanto riguarda Santa Maria Assunta, occorre partire da lontano. Il sito era originariamente occupato da una villa romana e scavi condotti negli anni ’50 hanno portato alla luce reperti di interesse.
Oggi della origine romana sopravvivono visibili alcuni muri lungo il sentiero che porta al cimitero e dietro l’abside della chiesa. E’ invece ancora in funzione l’acquedotto romano – lungo circa 200 metri – che riforniva d’acqua la villa. Infatti, ancora oggi rifornisce d’acqua il fontanile posto oltre la chiesa sul suo lato destro.
Viceversa, il Museo Nazionale Romano custodisce diversi reperti rinvenuti in loco tra cui diverse piccole sculture di vario soggetto: una danzatrice ellenistica, una menade danzante, Eracle, Sileno, Attis-Heros, Eschilo, un’erma doppia di Demostene.
Santa Maria Assunta a Fianello: la storia
Visto il sito, non è da escludere un’originaria chiesa paleocristiana e la cripta contiene a sua volta manufatti alto medievali. Come detto, il susseguirsi degli interventi costruttivi ne rende la lettura complessa. La chiesa fu comunque oggetto di interventi nel ‘200 ed affrescata in fasi successive tra il ‘300 ed il ‘500.
Il Registrum Iurisdictionis Episcopatus Sabinensis, che descrive nel 1343 la situazione dei vari edifici sacri presenti nella Diocesi di Sabina, ci restituisce il quadro di una chiesa certamente importante per il suo territorio: “ecclesiam sancte Marie de Fiaranello in qua est archipresbiter et septem canonici et habet sub se quamplures capellas manuales que iacent in ruina, et habet etiam capellam sancti Petri de Sicignano…”
La chiesa
L’edificio sacro al cui cospetto ci troviamo oggi, è costituito da un’unica grande navata con abside rialzata e cripta sottostante ma ad una altezza che la rende pienamente visibile dalla navata. In realtà, però, la struttura è molto più complessa di quanto sembri. Infatti, una seconda navata, sopraelevata rispetto alla principale, si trova al lato destro di quest’ultima e vi si accede attraverso una scala. Viceversa, la navata principale, al suo lato sinistro, si apre verso l’esterno con una serie di archi: indizio, di un’ulteriore struttura che fiancheggiava la navata principale verso sinistra.
E’ evidente, poi, da molte tracce, che ci troviamo di fronte non ad un mero riuso di materiali ma anche del riutilizzo in toto dei resti di un edificio romano. Lo verifica già nel 1916 l’architetto Alberto Calza Bini (1881–1957) il quale, ispezionato il sito, conclude: “…avanzi di costruzione romana si trovano incorporati nell’edificio: i pilastri con le arcate, la restante base della torre campanaria, e alcuni vani a volta addossati al lato sinistro della navata – in gran parte adibiti ad ossario – ma rivelanti nei tratti liberi la saldissima struttura con grossi mattoni quadri nella volta e con il caratteristico intonaco a stucco romano lucido e compatto. Frammenti di colonne, cornici e mosaici sono infine sparsi nella cripta o sui muri perimetrali o abbandonati sul terreno circostante”.
Difficile stabilire dunque con quale struttura sia nata Santa Maria Assunta a Fianello e come si sia evoluta nel corso dei secoli – più di dieci – della sua vita. Sappiamo però come nel XVIII secolo, la chiesa avesse tre navate. Ci giunge ancora in soccorso il Calza Bini le cui osservazioni di un secolo fa sono peraltro concordanti con le osservazioni effettuate durante i restauri della chiesa compiuti tra gli anni ’70 e ’90 del “secolo scorso”.
Dice infatti ancora Calza Bini: “La nostra chiesa in origine ebbe due sole navate; la maggiore illuminata dalle finestrine arcuate strette e lunghe come feritoie che ancora si vedono sotto la linea di gronda, e la minore di sinistra abbattuta da pochi anni per l’ampliamento del pubblico cimitero che vi era stato collocato …. La terza nave a destra dovette essere costruita molto più tardi, sul lungo a volta che contiene l’ossario, non adibita al culto e posta in comunicazione col chiostro a mezzo di arcate su pilastri quadri, oggi richiusi”. Il chiostro (eventuale) ipotizzato da Calza Bini non è più visibile né sono stati effettuati scavi che abbiano consentito di ricostruire un’eventuale planimetria esterna alla navata di destra.
La cripta di Santa Maria Assunta a Fianello
La cripta è certamente l’aspetto più interessante ed anche emotivamente più coinvolgente dell’edifico sacro. Divisa in tre piccole navate da pilastrini databili all’VIII-IX secolo. L’affresco – Cristo morto nel sepolcro tra angeli e fedeli adoranti – è solo la porzione sopravvissuta di una decorazione molto più ampia, in parte probabilmente trafugata. Inoltre, i restauri hanno messo in luce come tali affreschi ricoprissero decorazioni più antiche. Noterete la data 1579 sulla destra a metà altezza della rappresentazione. Da ultimo, mi incuriosiscono i due fedeli incappucciati. Probabilmente, una “pista” di indagine potrebbe essere quella di una committenza da parte di una confraternita con un simile costume.
La cripta è anche centrale per una datazione della chiesa. Vediamo anche in questo caso cosa ne pensava Alberto Calza Bini: “Le volte della cripta a crociera su disposizione planimetrica assai irregolare appartengono ad un rifacimento posteriore alla prima costruzione; i sostegni sono di materiale frammentario … e un pilastrino ottagono chiuso tra un pezzo di fregio ove è intagliata la colomba in atto di beccare il mistico grappolo d’uva … Un pilastrino analogo fa parte di una delle due bifore aperte sulla navata non prima del X secolo, come indica la forma dei pulvini e come ben rivela tutto il tipo frammentario del rifacimento. … Nell’uno e nell’altro dei pilastrini sono delle iscrizioni in rozzi caratteri onciali la cui forma insieme allo stile degli ornati scolpiti e alla composizione epigrafica mi lascia credere debbano essere ascritte al settimo secolo circa”.
Il pilastrino porta al centro un’iscrizione a firma del Maestro Johannes il quale riferisce di una sua opera realizzata per richiesta del prete Florentinus “Ego Florentinus pr(es)b(iter) fierit rogabit Iohanni magister fecit”
Gli affreschi dell’abside
Il catino absidale è interamente affrescato: la porzione centrale rappresenta l’Incoronazione della Vergine tra figure di Santi ed angeli musicanti. Al di sotto, gli Apostoli. L’abside ospita anche una cattedra vescovile il cui schienale è ornato a bassorilievi.
In realtà, gli affreschi sono stati irrimediabilmente danneggiati dal degrado a cui Santa Maria Assunta è stata sottoposta per decenni. I primi due interventi di restauro datano infatti 1972 e 1973 e, poi, 1991. Prima degli interventi, la chiesa era completamente priva di tetto e si può facilmente immaginare in quale stato versasse.
L’esplorazione dell’ossario
Nel 2012, gli speleologici del Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio sono entrati nell’ossario sottostante il pavimento della navata destra. Vi hanno individuato la presenza di una cisterna di epoca romana lunga dodici metri e larga tre e mezzo divisa in quattro ambienti utilizzati come ossari.
In epoca romana, la cisterna era rifornita d’acqua da un piccolo acquedotto della lunghezza di circa 200 metri che oggi rifornisce il fontanile alle spalle della chiesa. Gli speleologi del Gruppo Vespertilio lo hanno esplorato per una lunghezza di 163 metri. Si tratta di un cunicolo alto 1.70 metri e largo 0,60 m., con pareti in muratura rivestite di cocciopesto e volta a sezione ogivale in laterizio.