Visitare Pavia per le sue chiese

Pavia – antica capitale del regno longobardo d’Italia – è raccolta in un quadrato tra il fiume Ticino ed il Castello Visconteo. A tagliarla a metà la Via Nuova. In questo spazio concentrato si dipana un fitto reticolo di strade e stradine, di piazze e monumenti che ha come suo filo conduttore le chiese.
Perché se un’immagine in particolare resta impressa nel visitatore – al di là della mole austera del Castello – sono le facciate delle sue grandi chiese. E proprio queste facciate meritano la visita di Pavia.
Se siete partiti dal Ponte Coperto sul Ticino (un famoso landmark di Pavia), la prima che incontrerete è San Michele Maggiore. Antichissima, fu chiesa di Re. vi vennero infatti incoronati Re d’italia Berengario I (850-924) ed i suoi successori.
San Michele Maggiore a Pavia
Vi colpirà la formidabile facciata con i suoi bassorilievi mutilati dallo scorrere dei secoli e dalle intemperie. La pastosa pietra dell’Oltrepò pavese, ricca di toni pastello, facile da lavorare, si rivelò però troppo friabile per resistere alle ingiurie del tempo. Così, di quello che doveva essere uno straordinario apparato decorativo, restano solo ombre sebbene fortemente evocative.
Vi consigliamo di studiarla di notte, quando l’illuminazione artificiale radente ne esalta i profili. La facciata torna a vivere e si moltiplicano su di essa gli aminali, le fiere, gli uccelli che un tempo la popolavano.
Sono però rimasti intatti i capitelli (che troverete anche nelle colonne delle navate e nella cripta) di grande pregio. La fantasia del Medioevo in un momento di grazia (siamo tra lXI e il XII secolo).
Santa Maria del Carmine
Passano circa tre secoli e più su, a metà strada tra il Ticino e il Castello nasce una nuova chiesa, Santa Maria del Carmine. Siamo a cavallo tra il ’300 ed il ’400 e qui impera il Gotico Lombardo.
La facciata è un sogno rosso di mattoni ed ornamenti di cotto. Il grande rosone domina la scena circondato da teste di angelo. La terracotta diventa arte piena e rivaleggia con il marmo.
I grandi slanci del gotico, con le sei colonne che percorrono in verticale tutta la facciata e i pinnacoli che le sormontano, alleggeriscono e dinamizzano l’insieme. La grande piazza antistante consente a Santa Maria in Carmine di divenire come lo sfondo di un grande palcoscenico.
Così, la facciata di Santa Maria del Carmine merita di essere ammirata a lungo, girando per la piazza, cercando nuovi scorci.
San Pietro in Ciel d’Oro
Continuando la vostra passeggiata verso Nord, cioè verso il Castello, raggiungerete San Pietro in Ciel d’Oro. Deve la sua fama all’essere custode delle spoglie di Sant’Agostino nell’Arca trecentesca che porta il suo nome. La storia vuole che la chiesa venne costruita da Re Liutprando proprio per custodirvi le spoglie di Sant’Agostino che aveva trasportato a Pavia da Cagliari temendo che quest’ultima città fosse troppo esposta agli attacchi saraceni. A San Pietro in Ciel d’Oro è sepolto anche Severino Boezio e nel suo monastero studiò Paolo Diacono.
Del Ciel d’Oro, purtroppo, non v’è più traccia. Il grande soffitto dorato non ha retto alla rovina della chiesa, sopratutto a causa delle devastazioni napoleoniche, che portarono al crollo di un’ampia porzione del tetto.
La sua facciata, però, non vi deluderà. Vi si può leggere il passare dei secoli e la sua solenne antichità. Il rosso del cotto ne domina la cromia ma è ingentilito dall’ocra della pietra (la medesima di San Michele) che però qui è usata solo per alcuni ornamenti. E’ una facciata mossa. Ritmata, nella porzione più bassa, da tre grandi archi chiusi e da due colonne che la percorrono per tutta l’altezza tripartendola.
Il bel portale medievale ornato, l’ampia dotazione di monofore, bifore ed archetti ciechi non vi farà dimenticare questo pregevole pezzo della nostra architettura sacra.
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