Visitare Plovdiv

Plovdiv – Capitale Europea della Cultura 2019, insieme con Matera – rappresenta certamente sia per vicende storiche che per patrimonio artistico ed archeologico una delle mete più importanti di un tour della Bulgaria.
Plovdiv: la storia
Antica capitale Tracia, vi è certamente un evento nella storia di Plovdiv che la arricchisce di un fascino particolare: fu infatti conquistata nel 341 AC dal padre di Alessandro Magno, Filippo II di Macedonia, che la ribattezzò non a caso Filippopoli. Conquistata dall’Imperatore Claudio nel 46 DC, ebbe il nome di Trimontium per la sua particolare conformazione. Infatti, il territorio di Plovdiv si articola su sei colline ma tre di queste ne costituiscono il nucleo antico da sempre fortificato e che ispirò i romani nell’attribuirle, appunto, il nome di città dei tre monti.
I secoli successivi alla dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente videro Bisanzio cercare di opporsi a Goti ed Unni prima ed agli stessi bulgari nel momento della creazione del Primo Impero Bulgaro con un continuo di passaggi di mano. Nel 1364, Plovdiv passa infine sotto il controllo ottomano, come del resto l’intera Bulgaria, della quale seguirà le sorti storiche e politiche.
La centralità di Plovdiv (come del resto per Sofia) nelle rotte commerciali tra occidente e Bisanzio, la resero comunque sempre un centro importante e dunque sia ricco economicamente che culturalmente.
Plovdiv: la visita
Plovdiv custodisce diversi tesori alcuni dei quali a cielo aperto. Il Museo Archeologico di Plovdiv conserva uno dei Tesori dei Traci più noti. E’ il corredo funebre della tomba di Panagyurishte, databile tra il IV ed il III secolo AC, e composto da nove oggetti d’oro splendidi tra i quali un vaso e diverse coppe zoomorfe.
Se i corredi funebri traci sono certamente tra gli oggetti d’arte più spettacolari dell’antichità, credo che non meno bene impressionati vi lascerà il teatro romano (costruito sotto Trainao tra il 114 ed il 117 DC) che – nonostante le ingiurie del tempo – è ancora oggi utilizzato per la sua antica funzione. Ciò che lo rende ragguardevole è la sua posizione: infatti il teatro affaccia sulla vallata sottostante con all’orizzonte i Monti Rodopi. Oggi la vallata è densamente costruita ma all’epoca dei romani lo spettacolo naturale doveva essere ragguardevole.
E non meno ragguardevole è l’altra grande testimonianza lasciata dall’Impero Romano d’Occidente, ovvero lo stadio – destinato sia agli atleti che alle corse di cavalli – capace di ospitare fino a 30.000 spettatori e lungo 240 metri. Purtroppo, i suoi resti sono però finiti pochi metri sotto il pavimento del corso di Plovdiv. In verità potete vedere la curva finale dello stadio, scenograficamente riportata alla luce nei pressi della moschea della città, e prendere anche un caffè seduti al balcone del bar che è stato ricavato al di tosso del livello della strada. Per capirci, se guardate nella photogallery l’immagine della moschea, è stata scattata proprio dalla gradinata dello stadio e da una buona idea della situazione.
Il Corso Austriaco
Il corso di Plovdiv potrebbe lasciarvi un po’ perplessi: infatti sembra di trovarsi in Austria o in Germania. Il mistero è subito svelato. Infatti, l’ultima casa regnante di Bulgaria fu quella dei Sassonia-Coburgo-Gotha, importata, se così vogliamo dire, dopo varie vicende seguite alla liberazione della Bulgaria dal dominio ottomano nella seconda metà del XIX secolo. Si spiega così, l’influsso mitteleuropeo sull’architettura bulgara di quegli anni che vede in realtà a Sofia i suoi esempi migliori. Comunque, il corso di Plovdiv, al cui termine troverete i resti del Foro Romano, è certamente piacevole.
Plovdiv: Nebet Tepe
In realtà, è forse proprio da qui che la visita di Plovdiv dovrebbe avere inizio. Infatti, da questo cocuzzolo posto all’estremo nord di Trimontium e da sempre fortificato, si ha una bella vista d’insieme sulla città sia quella antica che (in quest’ultimo caso la vista è meno bella) quella moderna.
Nei suoi pressi sia l’ingresso alla città dall’antica cinta muraria che la Chiesa di San Costantino e Sant’Elena, in realtà parte di un più ampio complesso religioso. Ricostruita nel XIX secolo, vale certamente la visita.
Un poco oltre, risalendo la strada in direzione del teatro romano, il museo dedicato al pittore bulgaro Zlatyu Boyadzhiev (1903-1976) della quale vi consigliamo senz’altro la visita e che vi raccontiamo in un articolo specifico.
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