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Alimenti Biologici: mangiare di qualità

Negli ultimi anni, la maggiore consapevolezza dei consumatori nell’ambito della sicurezza alimentare ha portato all’incremento dello sviluppo dell’agricoltura biologica. Oggi la grande distribuzione è molto ben fornita di prodotti certificati BIO. Dai dati della Coldiretti emerge che l’Italia è il primo paese produttore biologico in Europa e quinta al mondo dopo Australia, Argentina, Cina e Stati Uniti e, un italiano su quattro consuma regolarmente prodotti bio.

Cos’è l’Agricoltura Biologica ?

L’agricoltura biologica è un sistema di produzione regolamentato a livello comunitario con un primo regolamento, CEE 2092/91, sostituito successivamente dai Reg. CE 834/07 e 889/08 e a livello nazionale con il D.M. 18354/09.

L’agricoltura biologica ammette solo l’impiego di sostanze organiche di origine naturale in tutte le fasi del ciclo produttivo, dal campo fino alla tavola dei consumatori ed esclude l’impiego di sostanze sintetiche e chimiche quali diserbanti o insetticidi.

Diverse sono le strategie che possono essere messe in atto per tutelare le colture come la piantumazione di arbusti o siepi che ospitano i predatori naturali dei parassiti oppure la coltivazione simultanea di piante non gradite l’una ai parassiti dell’altra (consociazione) oppure ancora evitando di coltivare consecutivamente sullo stesso suolo (rotazione delle colture) la stessa tipologia di piantagione così da ostacolare l’adattamento dei parassiti evitando anche lo sfruttamento delle sostanze nutritive del terreno.

Agricoltura Biologica: ammesse solo sostanze organiche

Gli unici fertilizzanti ammessi in agricoltura biologica sono i “fertilizzanti naturali” come il letame. Analoghe limitazioni sono valide anche per l’utilizzo di antibiotici o di ormoni che stimolano la crescita degli animali che sono allevati nel rispetto del loro benessere ed alimentati con pastoni naturali e foraggio BIO. Le colture il più delle volte sono dunque arricchite del letame degli stessi animali che razzolano o pascolano liberamente sui campi BIO. Ovviamente anche la successiva trasformazione degli alimenti derivati da agricoltura BIO è minima: si tende infatti a ridurre al massimo l’impiego di sostanze di sintesi come additivi o coadiuvanti.

Al giorno d’oggi i dati sono discordi in termini di benefici alla salute in compratori di soli alimenti BIO, ciò nonostante dalle analisi condotte da Legambiente nell’ambito dello studio Pesticidi nel piatto 2007, tali alimenti risultano completamente privi da contaminazioni da fitofarmaci. Da uno studio condotto nel 2005 emerge che è sufficiente pochi giorni di alimentazione BIO per eliminare le tracce di agrofarmaci dalle urine dei bambini.

Alimenti Biologici: migliora la qualità

Un team di scienziati britannici ha chiesto alla Food Standards Agency di riconoscere l’elevato valore nutrizionale del latte BIO che risulta essere privo di antibiotici e ricchissimo di acidi grassi essenziali (come l’omega 3) indispensabili per sostenere lo sviluppo cerebrale dei bambini.

A sostegno dell’alimentazione biologica per l’infanzia è anche uno studio condotto da un team di ricerca danese che indica la presenza nel latte BIO di elevati livelli di vitamina E, più del 50% di quella contenuta nel latte convenzionale, di sostanze antiossidanti naturali, di acidi grassi essenziali e un incremento del 75% di betacarotene.

Inoltre, in un lavoro ultradecennale pubblicato nel giugno 2007 e condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Davis in California, è stata valutata la concentrazione di flavonoidi in pomodori bio e non, raccolti fra il 1994 e il 2004. I ALIMENTI BIOLOGICIricercatori hanno riscontrato nei pomodori bio il 97% in più di canferolo, il 79% in più di quercetina e il 31% in più di naringina, tutti flavonoidi apprezzati per le loro proprietà antiossidanti. Dallo stesso studio emerge anche che la polpa dei frutti BIO presenta una concentrazione maggiore di nutrienti perché contiene un quantitativo minore di acqua.

Ulteriori studi pubblicati nel 2007, concordi con le precedenti ricerche dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, rivelano la maggiore quantità di sostanze nutritive e antiossidanti, vitamina C, beta-carotene e polifenoli in kiwi, pesche e mele biologiche. Si suppone inoltre che le coltivazioni BIO siano più dinamiche di quelle convenzionali che prevedono l’utilizzo di fitofarmaci, perché  obbligate a sintetizzare da sole le sostanze protettive.

Gli alimenti BIO contengono inoltre bassissime quantità di residui tossici e metalli pesanti e anche gli animali del suolo, adoperati quali sentinelle della salubrità ambientale, pare confermino questo trend. Infatti, uno studio recentissimo condotto dal mio gruppo di ricerca pubblicato sulle pagine della rivista Enviromental toxicology, adoperando il modello animale più diffuso per testare l’inquinamento ambientale, la comune lucertola dei campi Podarcis, dimostra un accumulo inferiore di metalli pesanti, cadmio e piombo, nei tessuti delle lucertole raccolte in zone destinate ad agricoltura BIO rispetto agli animali raccolti in zone rurali. Le lucertole di norma tendono a trascorrere l’intera vita nella stessa zona in cui sono nate e quindi si prestano molto bene a studi di biomonitoraggio ecotossicologico.

Lo stesso lavoro però, in accordo con numerose altre pubblicazioni scientifiche su riviste emerite come Environmental Health Perspective o Science of Total Environment, pone una serie di preoccupazioni riguardo l’utilizzo in agricoltura BIO di fertilizzanti di origine animale quali ossa, residui di macellazione e letame in relazione alla possibile contaminazione del suolo da sostanze ormonali. Nel letame vengono infatti escreti gli ormoni steroidei (come gli estrogeni) e i loro metaboliti (prodotti finali del processo metabolico, una trasformazione che rende una data sostanza, prodotta dall’organismo stesso o assunta con l’alimentazione, più facilmente assimilabile o eliminabile). Anche se i metaboliti vengono escreti in forma inattiva, i batteri del suolo come Escherichia coli si preoccupano di trasformarli dalla forma coniugata inattiva alla forma libera e biologicamente attiva. In questo modo gli ormoni si trovano liberi nel suolo e si accumulano interferendo con il sistema endocrino e riproduttivo degli organismi viventi che liberamente vivono su quei suoli. Il risultato più eclatante e che desta maggiori preoccupazioni negli animali raccolti in campi BIO concimati esclusivamente con letame è il ritrovamento di una proteina tipicamente femminile in esemplari maschi, spia e sentinella di una tipica contaminazione estrogenica.

Alla luce di tutto ciò, come sempre il buon senso la fa da padrone: ogni eccesso è difetto e pertanto è importante variare il più possibile le scelte alimentari. Le aziende biologiche dal canto loro dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla rotazione delle colture favorendo i cicli biologici naturali e l’attività biologica del suolo.

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Mariailaria Verderame

Mariailaria Verderame si è laureata con lode in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II di Napoli e ha successivamente conseguito i titoli di Dottore di ricerca in Biologia avanzata e Cultore della materia per il Settore Scientifico Disciplinare BIO/06. Ha collaborato all’attività didattico-scientifica presso il Dipartimento delle Scienze biologiche della suddetta Università. L’interesse scientifico è da anni incentrato sulle problematiche relative alle interferenze alimentari di inquinanti ambientali ad azione xeno-estrogenica sulla sfera riproduttiva. Si è inoltre occupata della valutazione dello stato nutrizionale e riproduttivo a seguito di un regime alimentare di tipo biologico ricevendo un assegno di ricerca nell’ambito delle reti di eccellenze TEMASAV. Ha partecipato a numerosi Congressi nazionali e internazionali, a molteplici corsi di perfezionamento universitari e seminari di aggiornamento tecnico-scientifico in ambito nutrizionale. Vincitrice del premio Lisa de Conciliis 2013 “Ultime frontiere della biologia molecolare” conferito dall’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli. È inoltre autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste a diffusione internazionale.