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A scuola ci andiamo da soli: crescere attraverso la mobilità autonoma

L’autonomia di spostamento dei bambini italiani, già molto limitata, si è ulteriormente ridotta negli ultimi anni rispetto ai coetanei inglesi e tedeschi, con ricadute negative sia sul benessere sia sullo sviluppo psico-fisico: a rilevarlo la ricerca internazionale “Children’s Independent Mobility” – la mobilità autonoma come aspetto critico dello sviluppo dei bambini e della qualità della vita – promossa dal Policy Studies Institute di Londra in 15 nazioni e che ha avuto nell’Istituto Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISTC–CNR) il suo partner italiano.

I nostri figli vanno a scuola accompagnati da un adulto, più con l’automobile che con i mezzi pubblici: “La mobilità infantile è uno degli aspetti che ha maggiormente risentito della grande trasformazione dell’ambiente urbano, con ricadute negative sul benessere e sullo sviluppo psico-fisico. L’autonomia di spostamento dei bambini italiani nell’andare a scuola si è ridotta, passando dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bambini inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40%”, spiega Antonella Prisco, ricercatrice dell’ISTC-CNR. “Per il tragitto di ritorno, soltanto l’8% dei bambini italiani lo compie da solo, a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi. Il divario di autonomia con gli altri paesi sul percorso casa-scuola permane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi”.

Muoversi in autonomia: importante per la crescita

In Italia risulta estremamente basso anche l’uso del mezzo pubblico. “Mentre per i bambini non ci sono differenze tra Italia e Inghilterra, 3% per entrambi i Paesi, in Germania la percentuale sale all’8”, aggiunge Daniela Renzi, ricercatrice dell’ISTC-CNR. “Maggiori differenze si hanno invece per la scuola secondaria, dove l’Italia resta ferma al 3%, l’Inghilterra passa al 25% e la Germania arriva addirittura al 64%,: probabilmente per l’efficienza dei servizi pubblici, ma forse anche per maggiore fiducia dei genitori”.

I maschi italiani, infine, sono più autonomi delle femmine, indipendentemente dall’età. Sono stati somministrati due questionari, uno per i bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni e l’altro per i loro genitori, a un campione di circa 800 soggetti residenti in centri urbani di varia dimensione demografica, collocazione geografica, caratteristiche urbanistiche ed economiche: Roma, Bari, Guidonia, Desio e Misinto (Monza-Brianza).

La possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini – conclude Antonella Prisco – permette l’esperienza fondamentale del gioco, aiuta a prevenire sovrappeso e obesità, ad acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire, rafforza i legami con le persone che abitano nel proprio quartiere e a sviluppare un senso di identità e responsabilità, riducendo i sentimenti di solitudine durante l’adolescenza”.

Il Laboratorio ISTC-CNR promuove da anni ai bambini delle scuole primarie l’iniziativa “A scuola ci andiamo da soli”, parte del Progetto internazionale “La città dei bambini”.

Per I dati italiani consulta: http://www.lacittadeibambini.org/ricerca/allegati/Report%20italiano1.pdf

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