Neurologia

La velocità del tempo: un fatto soggettivo

La percezione del passare del tempo che ciascuno di noi ha non è un fatto “oggettivo”. In altre parole, alle volte il tempo ci sembra non passare mai, in altre è volato in un attimo. Si tratta di un fenomeno così conosciuto che la comunità scientifica lo ha definito il “Paradosso della Vacanza” perché proprio in vacanza il tempo sembra passare alla velocità del suono.

L’Almanacco della Scienza del Consiglio Nazionale delle Ricerche, forse più noto con la sua sigla CNR, ha di recente analizzato questo particolare aspetto della nostra mente.

Percezione del tempo e background emozionale

La percezione soggettiva dello scorrere del tempo è spesso in contrasto con la sua durata oggettiva ed è influenzata dalle caratteristiche dell’evento ricordato o vissuto, soprattutto nella sua componente emotiva e relazionale con altri eventi collegati – spiega Angelo Gemignani, dell’Università di Pisa e associato all’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr –  da un punto di vista neurobiologico, questa differente percezione dovuta al background emozionale non è ancora stata chiarita. Si postula l’esistenza di uno o più centri neurali deputati al suo calcolo. Un altro approccio teorico ritiene che non vi siano aree specializzate nella rappresentazione del tempo, ma che questa sia diffusa in tutto il cervello. È provato però che a influenzare la nostra percezione del tempo intervengono fattori come lo stress, l’età, lo svolgimento di un compito, l’assunzione di sostanze psicoattive e la presenza di patologie neurologiche e psichiatriche”.

Percezione del tempo ed età

Proprio l’età è uno degli elementi maggiormente determinanti. “La percezione del tempo nei giovani e negli adulti segue binari quasi opposti, negli anziani poi il tempo sembra trascorrere molto più velocemente” – prosegue Angelo Gemignani – la diversa sensibilità verso il tempo potrebbe essere legata a una differente capacità di memorizzare gli eventi, più sviluppata nei giovani, grazie alla presenza di mediatori chimici, quali il Bdnf, implicati nei processi di plasticità cerebrale. Per gli adulti il tempo è più veloce di quanto lo sia per i giovani e si parla di ‘effetto telescopio’”.

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