Chirurgia

Riavere il tatto: con la neuro-protesi ora si può

Sostituire un arto traumaticamente perso in guerra o in un incidente è una necessità antica quanto l’uomo ed anche nei secoli passati non mancavano protesi che consentissero, ad esempio, ad una cavaliere di impugnare ancora la lancia o la spada sebbene attraverso una mano di ferro.

Da allora abbiamo fatto, per fortuna, molta strada come sappiamo bene guardando, ad esempio, le imprese sportive di atleti che utilizzano protesi di altissima tecnologia.

La frontiera della ricerca punto però ad arrivare ancora più lontano, cioè a realizzare arti – soprattutto mani, che consentano al paziente di riprendere una vita quasi perfettamente normale e – incredibile a dirsi – a recuperare addirittura il senso del tatto.

La ricerca nel campo della bionica – ha spiegato Maria Chiara Carrozza, Professore di BioRobatica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – ha l’obiettivo di integrare la mano artificiale con il corpo umano e restituire la percezione nel cervello attraverso elettrodi neurali che ripristinino il ponte tra la mano e lo stimolo naturale della sensazione tattile all’interno dei fasci di nervi“.

La Neuro-Protesi della Scuola Superiore S. Anna di Pisa

In questo, la biorobotica ci ha portato oggi a risultati, quasi da fantascienza. Infatti – anche se ancora a livello di laboratorio –mostra nexus neuroprotesi neuro protesi disponiamo ormai non solo mani o gambe in grado di permettere a chi le “indossi” di compiere movimenti ma, addirittura, mani in grado di permettere al nostro cervello di “sentire”, cioè di distinguere le superfici: praticamente recuperando il tatto.

E’ il caso della neuro protesi sviluppata dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: una straordinaria mano elettronica in grado di trasmettere sensazioni tattili al cervello collegandosi al nostro sistema nervoso periferico.

La novità della neuroprotesi Nebias – specifica Alberto Mazzoni,  ricercatore dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa e curatore della mostra “Nexus. L’incontro tra macchina e umano – sta nel fatto che si tratta di una neuroprotesi ‘sensibile’: ovvero, attraverso dei polpastrelli robotici biomimetici (cioè che cercano di riprodurre il funzionamento del polpastrello umano) la struttura dell’oggetto toccato viene codificata e resa leggibile anche dal sistema nervoso. Il paziente è così in grado di avvertire quanto avrebbe avvertito attraverso le sue dita”.

A Firenze, la mostra “NEXUS. L’incontro tra macchina e umano nell’immaginario, nella tecnica e nella scienza contemporanei” racconta proprio questa storia partendo da reperti del passato (una “mano di ferro2 del XVI secolo proveniente dal Museo Stibbert ed un prototipo di protesi cinematica di inizio ‘900 realizzata dal medico toscano Giuliano Vanghetti) fino a mostrare proprio la frontiera della biorobotica (tutta italiana) della quale abbiamo detto.

Nexus – mostra curata da Alberto Mazzoni, Riccardo Putti – è un progetto sviluppato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dal Museo Galileo di Firenze e dal Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e finanziato dal MIUR (Bando per la diffusione della cultura scientifica 2014 – legge 6/2000).

Grazie al fascino intrinseco della biorobotica e a un allestimento espositivo che parte da una ricognizione sull’immaginario attraverso riferimenti al mito, all’arte, al cinema, ai fumetti, alla cultura classica e a quella pop, la mostra mira a coinvolgere le fasce più giovani, ma anche gli studenti universitari e il pubblico generale. “Nexus” si articola in una mostra e un ciclo di incontri.

Per saperne di più visitate il sito della mostra http://mostre.museogalileo.it/nexus

NEXUS. L’incontro tra macchina e umano

23 gennaio – 15 marzo 2016
Palazzo Medici Riccardi – Firenze

Info: info@museogalileo.it –  055 265311

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