Prevenzione

Prevezione Oncologica: la strategia per non cedere al nemico

In Europa ogni anno circa due milioni di persone muoiono di cancro e si registrano più di tre milioni di nuovi casi. Circa sei milioni di persone convivono poi con la malattia. Nel Lazio i tumori costituiscono la seconda causa di morte: vengono infatti diagnosticati 25.000 nuovi casi l’anno di neoplasia maligna con circa 15.000 decessi. E’ chiaro, dunque, che la sfida contro il “male del secolo” è lungi dall’essere vinta.

Bisogna inoltre considerare che le persone che convivono con una diagnosi di tumore maligno sono 170.000 e che per circa 80.000 di loro è stato necessario almeno un ricovero ospedaliero. Se aggiungiamo i ricoveri in day-hospital e le prestazioni ambulatoriali, diviene chiaro come le dimensioni sanitarie ed economiche del problema cancro identificano questa patologia come una vera e propria emergenza sociale che richiede soluzioni non solo mediche ma anche “politiche”.

Prevenzione Tumori: quali possibilità ?

I dati di incidenza e mortalità ci dicono che c’è ancora molto da fare e che, nonostante gli innegabili progressi terapeutici, i risultati ottenuti non sono pari alle aspettative. Chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunoterapia ed altre opzioni terapeutiche hanno cambiato in parte la storia naturale della malattia; tuttavia non sono state in grado di ridimensionare in modo decisivo il problema. Valutato che ancor oggi il lapalissiano non ammalarsi o sorprendere la malattia in una fase estremamente precoce è lo strumento per ridurre l’impatto delle neoplasie sulla salute dei cittadini ed anche sulle risorse economiche, è necessario dare alla prevenzione lo spazio necessario per lottare contro il  cancro. A tal fine sono indispensabili:

  • campagne di informazione per contrastare gli stili di vita che favoriscono l’insorgere delle neoplasie. Particolare attenzione deve essere posta ai fruitori del messaggio: non è pensabile rivolgersi esclusivamente agli adulti perché coinvolgere i giovani significa far crescere una popolazione educata alla sfida e tramite loro veicolare le informazioni alla popolazione adulta;
  • diagnosi “pre-clinica od anticipata”, è il secondo strumento per porre argine alla malattia.

In termini pratici, si tratta di operare attraverso azioni di prevenzione primaria, ovvero divulgare la consapevolezza che stili di vita corretti consentono di evitare alcune patologie neoplastiche ed azioni di prevenzione secondaria, ovvero attuare campagne di diagnosi precoce per “sorprendere“ la malattia in una fase ancora guaribile.

La prevenzione primaria

Per quanto riguarda lo stile di vita, l’uso del tabacco è responsabile nei paesi sviluppati del 16% dei casi di tumore e del 30% dei decessi. Le neoplasie dovute al tabagismo sono più numerose di quello che comunemente si pensa, sono infatti legati a questa abitudine i tumori di cavità orale, esofago, laringe, polmone, pancreas e vescica. Anche i tumori di stomaco, rene, fegato, cavità nasale e cervice uterina sono, anche se in maniera meno forte, legati all’uso del tabacco. Il cosiddetto fumo passivo, costituisce comunque un rischio anche se minore dell’esposizione diretta. Smettere di fumare è importante ma è ancora più importante non iniziare, infatti, una volta smesso, il rischio di tumore diminuisce lentamente e non velocemente come per le malattie cardio-vascolari.

Alimentazione, obesità e cancro

Altro aspetto da considerare seriamente è l’alimentazione. Il rischio non è tanto dovuto ad un singolo alimento quanto alle abitudini occidentali eccessivamente energetiche, spesso troppo abbondanti e povere di frutta e verdura: la dieta è la seconda causa di rischio dopo il tabacco.

Sovrappeso e obesità giocano un ruolo importante tra le cause delle neoplasie di seno, colon-retto ed utero. A tal proposito l’American Cancer Society suggerisce di:

– seguire una dieta varia, ricca di frutta e verdura (almeno 5 porzioni di frutta o verdura al giorno)

– mantenere un peso forma per tutta la vita

– adottare uno stile di vita fisicamente attivo (attività moderata per 30 minuti o più, cinque giorni la settimana per gli adulti e 60 minuti o più per bambini e adolescenti).

In relazione a quest’ultimo aspetto, l’attività fisica ha dimostrato la diminuzione della possibilità di contrarre cancro della mammella e del colon.

Alcool e Esposizioni Occupazionali

Viceversa, l’alcool assunto in eccesso promuove l’insorgere del cancro di cavità orale, faringe, laringe ed esofago. Anche il tumore del fegato, della mammella, del colon possono essere favoriti dall’assunzione smodata di alcool.

Un altro tema è quello delle “esposizioni occupazionali”. Ovvero, l’esposizione eccessiva al nichel, ai fungicidi e pesticidi contenenti arsenico, all’asbesto è rispettivamente causa di tumori polmonari, dei seni nasali e di mesoteliomi (tumori di pleura, peritoneo, pericardio). Contatti prolungati con benzidina e beta-naftilammina (industria della gomma) favoriscono le neoplasie della vescica. Il benzene sembra avere un ruolo nell’insorgenza di leucemie e linfomi. I raggi ultravioletti sono causa dei tumori cutanei.

Alcune infezioni giocano un ruolo importante nell’origine di varie neoplasie. Virus dell’epatite B nel cancro del fegato, virus del papilloma nel cancro della cervice, helicobacter pilori nel cancro dello stomaco, HIV nei linfomi non Hodgkin e nel sarcoma di Kaposi, virus Epstain- Barr nel linfoma di Burkitt.

Quanto esposto deve impegnare la classe medica e quella politica ad una attenta opera di prevenzione: la società civile deve essere correttamente informata che alcune “attenzioni” possono salvaguardarci o quanto meno ridurre il rischio di contrarre tumori. La fiducia nelle terapie, sicuramente ben riposta, non deve far abbassare la guardia, al contrario deve  convincere i non malati a prevenire la malattia nella consapevolezza che evitarla è la migliore “strategia terapeutica”.

La prevenzione secondaria

La diagnosi pre-clinica – cioè posta in essere prima che la sintomatologia sveli la presenza di una neoplasia – rappresenta l’arma spesso decisiva per la possibilità di guarigione, una volta che non sia stato possibile prevenire il male. Oggi è verosimile sostenere che campagne di diagnosi “anticipata” possano aver successo nei  tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. In un futuro prossimo è ipotizzabile che altre neoplasie possono essere oggetto di simili strategie.

Cancro della mammella

E’ dimostrato che lo screening delle donne di età tra i 50 e i 60 anni con mammografia ogni due anni ha ridotto la mortalità dovuta a questa neoplasia. Esistono prove limitate di efficacia per lo screening mammografico per le donne di età compresa tra i 40 ed i 49 anni, senza rischio familiare. Alcuni dati sembrano dimostrare il successo di tale comportamento anche per donne con età compresa tra i 60 ed i 74 anni.

Cancro dl colon-retto

Esistono dati sufficienti per raccomandare la realizzazione di screening di massa per soggetti asintomatici con il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, da effettuare ogni due anni per la popolazione di età superiore ai 50 anni.

E’ inoltre accertato che la sigmoidoscopia (un esame endoscopico che permette il controllo, attraverso un endoscopio per via rettale, della superficie interna del tratto terminale del grosso intestino) è strumento sicuro ed accettabile al fine della prevenzione. Costi ed eventi avversi della metodica non sembrano impedirne l’uso.

La prevenzione, primaria e secondaria, considerato quanto detto, sarà in grado di garantire a tutti noi la possibilità di allontanare il rischio di ammalarsi o di guarire più facilmente. Inoltre genererà un risparmio nella spesa sanitaria evitando di creare o quanto meno riducendo una popolazione di malati che incide in modo negativo sulle già esigue risorse finanziarie dedicate alla sanità.

Bisogna tornare ad occuparsi dei cittadini sani oltre che dei cittadini malati, evitando che i primi si trasformino nei secondi. La possibilità di ridimensionare in modo significativo l’incidenza della malattia e la mortalità ad essa legata è funzione diretta di una prevenzione corretta. Pur riconoscendo alle varie terapie oggi disponibili grande importanza nella lotta alla “malattia del secolo” è tuttavia accertato che l’attività di prevenzione è ancora la prima e fondamentale cura.

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edmondoterzoli@laboratorionomentano.it'

Edmondo Terzoli

Il Prof. Edmondo Terzoli, specialista in ematologia, oncologia, tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio, è uno dei più importanti oncologi italiani. Autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche, è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ stato Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Oncologia Medica – Servizi (AIOM – Servizi) e Coordinatore dell’AIOM - Regione Lazio nonché Presidente dell’AMO (Assistenza Domiciliare Malati Oncologici). E’ attualmente Presidente dell’Associazione per l’Assistenza Morale e Sociale negli Istituti Oncologici (AMSO), Vice-presidente dell’Associazione Onlus Malati Oncologici Colon-retto (AMOC) e Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Lotta Tumori nell’Età Giovanile (ALTEG).