Le Interviste

I Borghi più Belli d’Italia – Intervista con Fiorello Primi

Con questa intervista a Fiorello Primi, Presidente del Club de I Borghi più Belli d’Italia inizia “ufficialmente” l’impegno di SalutePiù per creare attenzione e sensibilità intorno al futuro dei borghi della Sabina. La loro salvaguardia, la loro sopravvivenza, la possibilità che questa sopravvivenza diventi sviluppo, è solo nelle nostre mani, nella nostra capacità di difenderli.

SalutePiù si pone l’obiettivo di dedicare da ora in poi uno spazio specifico a questo tema che è necessario affrontare in un’ottica multidisciplinare perché valorizzare questi borghi significa occuparsi contemporaneamente di architettura ed urbanistica, ambiente, arte, cultura, storia, e tradizioni ma anche di sviluppo economico, comunicazioni, servizi sociali. Contiamo, dunque, di ospitare contributi diversi, di affrontare questo tema, che è anche un’opportunità per tutti noi, dai diversi possibili punti di vista con l’impegno a creare dibattito, impegno ed iniziative concrete.

 Presidente Primi, partiamo dalle origini: quali sono i principi ispiratori e gli obiettivi che hanno portato alla costituzione ormai quasi dieci anni fa del club de I Borghi più Belli d’Italia ?

Il Club si è costituito all’interno dell’ ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) per iniziativa di alcuni sindaci, tra cui il sottoscritto, che allora ricopriva tale carica a Castiglione del Lago in Umbria. L’obbiettivo era ed è quello di valorizzare e promuovere i piccoli centri italiani che hanno caratteristiche architettoniche, ambientali, di servizi e qualità della vita di eccellenza. La creazione di una rete, che oggi conta 200 comuni, era il mezzo attraverso il quale si pensava di moltiplicare il valore del singolo piccolo centro che, a causa degli scarsi mezzi disponibili, non aveva alcuna possibilità di mettersi in evidenza.

In che modo il Club dà supporto ai Borghi associati ? Ci sono dei “casi di successo” che potrebbero essere di ispirazione per altre amministrazioni comunali che si pongono il problema dello sviluppo dei loro borghi storici ?

Le azioni che compie il club per “vendere” sul mercato turistico nazionale ed internazionale la rete sono, prima di tutto, finalizzate all’affermazione del marchio come elemento identitario della provincia italiana dove la qualità è la principale caratteristica del borgo e del territorio.

Molti sono gli strumenti in campo: dalla guida annuale (600 pagine e carte stradali vendute in circa 40.000 copie all’anno), al sito web www.borghitalia.it visitato, ogni anno, da circa 1,5 milioni di persone. Oltre a questo stampiamo circa 200.000 brochures e partecipiamo alla BIT, al TTI a ECOTUR ed organizziamo il festival nazionale annuale. Insomma vi sono molte possibilità per ciascun comune di mettersi in evidenza e di “bucare” l’informazione turistica nazionale ed internazionale. Ogni anno infatti, insieme all’ENIT , organizziamo delle presentazioni nelle diverse capitali Europee e di varie parti del mondo ed educational tours che interessano diversi borghi nelle varie parti d’Italia. I casi di successo ve ne sono molti ma il successo vero è quello della rete.

In termini pratici, cosa deve fare un comune il quale, avendo ovviamente caratteristiche storico-urbanistiche di pregio, voglia entrare a far parte della vostra organizzazione ?

In questo momento abbiamo bloccato le visite di certificazione e di ammissione per consolidare l’ associazione e decidere le strategie future tenendo conto che 200 comuni sono già un bel numero e la gestione comporta diversi problemi organizzativi che oggi siamo in grado di affrontare serenamente. Aumentare il numero è una scelta che attiene alla assemblea generale dei soci .

Credo che questi quasi dieci anni di attività del club de I Borghi più Belli d’Italia vi diano un osservatorio particolarmente privilegiato per capire quali sono le tendenze in atto. Come sta evolvendo la situazione ? Lei vede segni che ci possono lasciar ben sperare per la sopravvivenza e, magari, anche per lo sviluppo dei nostri borghi antichi più piccoli ?

Il mercato turistico sta evolvendo verso destinazioni che abbiano “un senso”. Le persone oggi si muovono soprattutto seguendo degli interessi , avendo delle motivazioni e cercando esperienze da raccontare. La vacanza come narrazione di un breve periodo trascorso raccogliendo “storie” da raccontare ai propri amici e da rivivere con i propri co-viaggiatori. Per questo i borghi storici italiani e i loro territori sono assolutamente in linea con questa tendenza poiché , ciascuno, può raccontare una propria storia ed è custode di tradizioni e di cultura millenarie e sicuramente originali- Il compito delle amministrazioni pubbliche e dei cittadini è quello di tutelare e valorizzare questo patrimonio e la rete de I Borghi più Belli d’Italia ha quello di promuoverlo e commercializzarlo. L’altro impegno importante sul quale focalizzare impegno ed investimenti è quello di garantire un sistema di informazione ed accoglienza adeguato sia in termini di quantità che di qualità.

 Credo anche che Lei sia stato e continui ad essere testimone di iniziative importanti e positive ma anche di gravi errori commessi tanto dalle amministrazioni quanto dai singoli. Cosa si dovrebbe fare di fronte ad un borgo confrontato da fenomeni di spopolamento ed impoverimenti ma ancora forte della sua bellezza per garantirgli un futuro ? Esiste un decalogo ?

A mio parere è una questione di priorità che la pubblica amministrazione deve fissare nel campo del governo del territorio (piani regolatori, regolamenti di igiene, piano arredo urbano e del traffico ecc.) e dei servizi pubblici e privati. Spesso occorre avere il coraggio di andare “contro” il parere della gente che magari chiede cose che sono contrarie ad uno sviluppo equilibrato basato sulla crescita di un turismo sostenibile e solidale.

I piccoli centri in periferia hanno la sola chance di scegliere la qualità per avere una speranza di continuare ad essere i contenitori di una piccola-grande storia che vale la pena di continuare a raccontare.

I “Borghi più belli d’Italia” nel Lazio

 

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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