Le Interviste

Tris d’Assi – Interviste con i Consiglieri Regionali reatini Cicchetti, Nobili e Perilli

Dopo l’intervista parallela ai tre Consiglieri Regionali Eretini pubblicata nel numero dello scorso giugno, abbiamo incontrato i tre Consiglieri Regionali Reatini per completare il giro d’orizzonte su cosa “bolle in pentola”, dal punto di vista regionale, nelle due aree geografiche su cui SalutePiù è maggiormente focalizzata.

Abbiamo così incontrato Antonio Cicchetti,Lidia NobilieMario Perilliper confrontare idee e punti di vista su alcuni degli argomenti centrali nell’agenda reatina: sviluppo economico, salvaguardia del patrimonio architettonico ed ambientale e spopolamento dei borghi, sanità e comunicazioni. Come constaterete leggendo le interviste, i nostri interlocutori, con grande senso civico, non si sono in alcun modo lasciati andare a polemiche di parte affrontando invece gli argomenti in modo assolutamente concreto con proposte che quasi sempre non sono in antitesi tra di loro ma anzi assai complementari.

In termini pratici, SalutePiù ha condotto tre interviste parallele, sottoponendo ai tre Consiglieri Regionali  le medesime domande e pubblicando una di seguito all’altra (in rigoroso ordine alfabetico) le loro risposte.

Antonio Cicchetti è stato consigliere comunale di opposizione a Rieti dal 1975 al 1994. Nel 1994 è eletto Sindaco di Rieti ed il mandato gli viene rinnovato nel 1998 quando è il sindaco più votato d’Italia con il 62% di voti al primo turno. Dopo i due mandati di primo cittadino, ha continuato a far parte dell’amministrazione comunale in qualità di Assessore ai Lavori Pubblici della Giunta Emili fino al2004, In quell’anno è il candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia di Rieti, perdendo al ballottaggio. Nel 2005 è eletto Consigliere Regionale nelle liste di Alleanza Nazionale con 10.100 voti nel collegio di Rieti. Nel 2009 entra nel PDL e nel 2010 è riconfermato Consigliere Regionale.

Lidia Nobili, laureata in Pedagogia, docente di Materie Letterarie nelle scuole secondarie, è attualmente Preside del Liceo Classico Marco Terenzio Varrone di Rieti. Tra i fondatori di Forza Italia nel1994, in quell’anno viene eletta Consigliere Comunale di Rieti. Dal 2002 al 2007 è Presidente del Consiglio Comunale ed Assessore alle Politiche Scolastiche-Attività Socio Ricreative e pari Opportunità dal 2007. E’ eletta Consigliere Provinciale di Rieti nel 2004. Nelle scorse elezioni regionali viene eletta Consigliere Regionale. Membro del Direttivo Nazionale Unione delle Provincie d’Italia è membro del Direttivo Regionale ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e della Consulta Pari Opportunità dell’ANCI.

Mario Perilli, impegnato in politica fin da ragazzo, ottiene la sua prima carica elettiva nel 1979 quando diviene Consigliere Comunale a Fara Sabina della quale è poi eletto Sindaco per due mandati dal 1988 al 1998. Nel 2000, dopo aver coordinato la Federazione PDS di Rieti, viene nominato Vice Presidente della Provincia reatina incarico in cui viene riconfermato nel 2004. Nell’aprile 2005 è eletto Consigliere Regionale del Lazio nella lista Uniti nell’Ulivo e ed ottiene l’incarico di Presidente della Commissione Agricoltura. Gli elettori lo hanno riconfermato anche in quest’ultima tornata elettorale e ricopre attualmente l’incarico di VicePresidente della Commissione Agricoltura della Regione Lazio.

 73 comuni che comprendono circa 460 borghi che in molti casi si popolano solo nei mesi estivi, un territorio di grande bellezza che arriva a lambire Roma la quale rappresenta al tempo stesso un’opportunità di sviluppo economico ma anche un polo di attrazione che fagocita le aree circostanti. Quali sono i cardini su cui si deve fondare il futuro della provincia di Rieti ?

Cicchetti. Il territorio reatino è la somma di più territori con caratteristiche diverse e quindi è caratterizzato da dinamiche di sviluppo differenziate. Certamente, però, quando parliamo di spopolamento e di futuro, dobbiamo dire che se non si attiva una politica per la montagna fatta anche di significativi sgravi fiscali la gente continuerà ad abbandonare le zone più disagevoli: bisogna offrire opportunità, anche economiche, perché va affrontato anche il problema della manutenzione ambientale di questi luoghi. In caso contrario, ci esponiamo a rischi di disastri naturali. Per quanto riguarda il futuro, credo che dobbiamo esaltare i punti di forza che già abbiamo: nel turismo, ad esempio, il nostro territorio è attrattivo per il segmento della terza età ed è proprio in funzione delle esigenze specifiche di questi potenziali turisti che dobbiamo costruire le infrastrutture di accoglienza.

Nobili. Il territorio reatino possiede delle innumerevoli risorse, solo parzialmente conosciute

e valorizzate: bellezze ambientali incontaminate, laghi, fiumi, montagne, Testimonianze

storico-culturali dall’antica Roma, ai castelli e rocche medievali;  al palazzo papale di Bonifacio VIII. Il futuro di Rieti si dovrà sicuramente basare su un corretto sviluppo turistico, con tutto l’indotto economico-occupazionale che ciò  comporta, rilanciando perprimo ilcomprensorio sciistico del Terminillo e promuovendo anche il turismo religioso, legato allaValle SantaReatina con i suoi 4 Conventi Francescani, il cammino di Francesco e gli altri Cammini di Fede, che attraversando la Francia, arrivano a Santiago di  Compostela

Perilli. Evidentemente, proprio il fatto di parlare di “cardini” al plurale evidenzia come sia necessario muoversi in parallelo su più ambiti ricercando un equilibrio tra di loro. Certamente esiste l’esigenza di ripensare lo sviluppo industriale della provincia partendo dal rilancio del polo industriale di Rieti. Poi si tratta di puntare sull’agricoltura di qualità, anche in funzione delle zone di collina e bassa montagna, e sul turismo attivando, in questo caso, un grande progetto di albergo diffuso utilizzando le tante proprietà immobiliari vuote dieci mesi l’anno. Se riusciremo a muoverci su questi percorsi, sicuramente, oltre allo sviluppo economico, otterremo anche una maggiore attrattività  per i nostri borghi come luoghi dove abitare o soggiornare ancora oggi.

Il territorio reatino ha una forte vocazione agricola e turistica. Più di recente vi è stato uno sviluppo industriale che ha visto sorgere le zone industriali di Rieti e Borgorose mentre sta nascendo il polo logistico di Passo Corese. E’ pensabile che queste diverse ed in parte contrapposte vocazioni possano trovare una sintesi efficace ? Quant’è a rischio l’ambiente naturale ? Come va tutelato ?

Cicchetti. Non vedo questa contrapposizione: una collettività si deve basare su diverse vocazioni ed attività. Nel reatino non c’è un’industria che possiamo definire tradizionale e invece noi dobbiamo proprio arrivare a “tipicizzare” un settore di riferimento. Io credo che dobbiamo rifarci all’esperienza che abbiamo avuto nel campo dell’industria elettronica che ha lasciato nel nostro territorio un bagaglio importante di competenze. Dobbiamo intercettare aziende in questo settore, ovviamente senza preclusioni verso chiunque altro voglia venire a insediarsi nel reatino.

Nobili. Solo da qualche anno si sta puntando sullo sviluppo turistico reatino, l’area industriale di Rieti-Cittaducale aveva creato occupazione e benessere ed ottimisticamente erano state trascurate altre eccellenze che pure si posseggono. Non ultima l’agricoltura, con i prodotti più noti: vino olio, formaggi, ma anche con colture “di nicchia” quali castagne, lenticchie, tartufo, patate. Non ho dubbi sulla necessità che i diversi  settori  produttivi, agricoltura, industria, turismo, debbano e possano trovare una sintesi  indispensabile, nella salvaguardia e nel rispetto di  un ambiente, quale quello reatino, ecologicamente indenne. Ritengo che sia la sola sfida che dobbiamo cercare di vincere, se vogliamo che le nostre Terre non si spopolino e i nostri giovani  non siano costretti  a lasciare i propri paesi  per trovare lavoro altrove.

Perilli. La scelta di progettare il consorzio industriale della provincia di Rieti come un nucleo policentrico che si articola su Rieti, Borgorose, Passo Corese ed in futuro Osteria Nuova è stata un’intuizione importante che ci permette già oggi ed ancor più in futuro distribuire le opportunità di sviluppo industriale sull’intero territorio reatino. Viceversa non credo che uno sviluppo industriale programmato e controllato possa trovarsi in contrapposizione con la tutela del nostro ambiente che passa invece anche per lo sviluppo di attività economiche, quali appunto l’agricoltura di qualità, che rappresentano una difesa dell’ambiente stesso. A questo proposito, giocherà un ruolo importante l’attivazione del Distretto Rurale della Montagna Reatina, costituito da un territorio di 44 Comuni nella parte occidentale della Provincia di Rieti per il quale sono previsti circa 800.000 euro di finanziamenti regionali. Disporremo così di un nuovo strumento per la promozione dello sviluppo locale in un’area caratterizzata dall’omogeneità del territorio e dalla particolare interrelazione che esiste tra attività agricole, artigianali, economiche in genere ed il territorio stesso.

Preservare dall’abbandono e dalla conseguente distruzione centinaia di borghi è certamente un compito immane. Ritiene che sia possibile individuare delle soluzioni specifiche ? Cosa si è fatto fin qui e cosa bisognerà fare in futuro ?

Cicchetti. Alcuni borghi, come quelli della Sabina, cresceranno naturalmente grazie alla loro posizione. Per le zone più interne, difficilmente suscettibili di mutamenti, credo che una soluzione possa essere trovata nell’edilizia popolare: invece di utilizzare terreni agricoli spesso altamente produttivi per realizzare nuovi edifici, bisogna rendere possibile la ristrutturazione di immobili esistenti nei borghi ed oggi abbandonati ed il loro affidamento a chi ne ha bisogno come case popolari. Secondo la FAO, abbiamo bisogno di 4.000 mq. di terra coltivata pro capite. In Italia siamo già scesi a quota 2.000 mq., forse è giunto il momento di individuare soluzioni originali.

Nobili. Rieti è una provincia che sta invecchiando e va spopolandosi sempre più, soprattutto a causa della grave crisi occupazionale che obbliga tanti giovani ad abbandonare il luogo natale, salvo poi a tornarci dopo la pensione. La conservazione dei nostri antichi borghi passa attraverso incentivi e fondi europei e regionali,  che ci sono e vengono utilizzati, ma ritengo che la vera salvaguardia di questo ricco patrimonio storico-architettonico paesaggistico si possa ottenere permettendo alle giovani famiglie di ricominciare a vivere nelle  loro  terre d’origine.

Perilli. Credo che sia necessario lavorare per un legge regionale ad hoc e questo è il mio impegno personale. Bisogna però dire che stiamo iniziando a vedere sul nostro territorio nascere delle esperienze positive e da imitare. Mi vengono in mente gli esempi di Ritrosi, una delle frazioni di Amatrice, ed alcuni interventi della Comunità Montana del Turano dove si è operato il recupero dei centri storici attraverso ristrutturazioni degli edifici e l’avvio di attività di albergo diffuso.

 La provincia di Rieti è caratterizzata dall’avere una popolazione molto distribuita su un territorio spesso orograficamente complesso. Le scelte di sanità pubblica regionale sembrano invece volgersi verso l’aggregazione delle ASL e la riduzione del numero degli ospedali mentre le soluzioni per una  gestione efficace del territorio mi sembrano ancora fumose. Cosa serve alla provincia di Rieti?

Cicchetti. L’unificazione delle ASL laziali con quelle romane è un progetto già evaporato. Alla provincia di Rieti serve il rispetto delle leggi che fissano il rapporto necessario tra posti letto e cittadini: noi, oggi, siamo al di sotto dei livelli previsti quindi le modifiche che la Regione certamente farà non possono passare per una riduzione delle strutture reatine. L’attuale rete ospedaliera regionale è stata disegnata per creare posti da primario e da infermiere: l’unico a non essere stato preso in considerazione è il malato. Oggi dobbiamo ripensare la rete sulle esigenze di quest’ultimo, comunque, dalla ristrutturazione della rete chi non può rimetterci è Rieti perché ha già meno di tutti.

Nobili. L’offerta sanitaria reatina è condizionata da un territorio orograficamente complesso, da collegamenti difficili, da una popolazione stagionale estremamente variabile, nei piccoli comuni. Il grave disavanzo sanitario non ci aiuta in questo caso e il Piano di rientro appena presentato certamente penalizza le zone periferiche, riconvertendo parte dei posti letto, lasciandoil primo soccorso e l’osservazione breve, gli ambulatori e prevedendo, come ad  Amatrice, un’elisuperficie. L’auspicio è che possa essere ripensata la situazione dell’Ospedale di Magliano, anche con una diversa distribuzione dei posti letto regionali.

Perilli. Molto chiaramente, io credo che sia assolutamente sbagliata la scelta operata dalla Regione di unire, in termini di gestione delle infrastrutture sanitarie, la provincia di Rieti con Roma Nord che finisce solo per redistribuire su un’area più vasta le risorse ospedaliere di Roma Nord senza affrontare i problemi specifici del territorio reatino con soluzioni, appunto, distribuite sul territorio e non concentrare come al solito sugli ospedali. Non si può continuare a tirare in ballo il passato e l’entità del disavanzo che ciascuna giunta ha ereditato dalla precedente: anche nel 2010 il deficit della sanità regionale supererà il miliardo di euro che non si risolverà riducendo i posti letto di Magliano ed Amatrice mentre, viceversa, nessuno tiene conto delle esigenze della nostra provincia in termini di aumento della disponibilità di posti nelle RSA, nella riabilitazione e nella lungodegenza.

Le strutture ambulatoriali “private accreditate” che offrono un capillare servizio sul territorio in tutta la regione a costi competitivi per il Servizio sanitario Regionale, sono state fin qui condannate ad un ruolo ancillare e secondario rispetto alle strutture pubbliche. Ritiene che possano rappresentare una risorsa importante per la futura politica sanitaria regionale ? Come ?

Cicchetti.La sanità lombarda ha il suo plus in una forte collaborazione tra pubblico e privato dove il privato esercita anche funzioni tipiche del pubblico quale il pronto soccorso. Dobbiamo guardare a questo modello ma al privato dobbiamo chiedere di essere sempre all’altezza della situazione, Vanno poste al privato condizioni più severe, ma in realtà più giuste, per ricevere l’accreditamento.

Nobili. Le struttura ambulatoriali “private accreditate” in un territorio complesso e mal collegato come quello reatino  spesso offrono un servizio non solo più capillare, ma a volte è l’unico facilmente raggiungibile dagli anziani o non autosufficienti, vedi centri riabilitativi o laboratori di analisi. Ritengo che sia necessario analizzare le diverse realtà locali, valorizzando quelle strutture private  che possono offrire un servizio efficiente e di qualità ai cittadini, spesso anche economicamente vantaggioso.

Perilli. Purtroppo questo è un problema che a Rieti non abbiamo: le strutture private accreditate sono pochissime nonostante nel reatino la popolazione sia distribuita in modo molto diffuso su un territorio orograficamente anche difficile. In più, temo che vi siano strutture che non rispondono neanche realmente alle esigenze del territorio in cui sono localizzate. E’ un tema che va rivisto nel suo complesso all’interno di un ripensamento dell’intera rete di sanità territoriale regionale.

I collegamenti stradali e le infrastrutture di trasporto in generale sono indubbiamente una condizione indispensabile per lo sviluppo di un territorio. Ritiene che il Reatino richieda nuove soluzioni ed interventi importanti ? Quali ? Come verrà garantita la minimizzazione dell’impatto ambientale ?

Cicchetti. Guardi che oltre alle strade ci vogliono le idee: Borgorose sta sull’autostrada ma la zona industriale è deserta, Ravello è il posto più difficile da raggiungere in Italia ma è sempre pieno di turisti !  Ciò detto, e avendo presente i vincoli ambientali, il reatino è in una situazione di debolezza. Con la Rieti–Terni quasi ultimata e la Rieti–Torano programmata, bisogna ora intervenire sulla Salaria. Il problema sono i collegamenti con la Bassa Sabina ed al suo interno: serve una Rieti – Bassa Sabina con un traforo sotto il Monte Tancia in direzione di Stimigliano per poi riallacciarsi alla A1. Leonessa, poi, ha bisogno di un collegamento agevole con il capoluogo attraverso una galleria sotto Lisciano. Il momento economico non è favorevole alla costruzione di grandi infrastrutture ma è necessario realizzare subito la fase di progettazione per poi passare in un momento più propizio alla realizzazione, magari affidando l’opera ai privati con una concessione trentennale. A quel punto saremmo entrati in un circuito virtuoso dove almeno avremmo eliminato le scuse: poi se non ci sono le idee …..

Nobili. Buoni collegamenti ed infrastrutture moderne indubbiamente agevolano lo sviluppo del territorio, Rieti è isolata rispetto alle naturali vie di comunicazioni, verso L’Aquila, Terni e Roma. Per le prime due direzioni i lavori procedono, pur con estrema lentezza, mentre il collegamento verso la capitale ha subito il contraccolpo delle varie alternanze politiche che hanno visto progettata e finanziata la ferrovia fino ad  Osteria Nuova, poi accantonata a favore del raddoppio della Salaria. Ritengo altresì che questo forzato isolamento, se opportunamente veicolato  possa favorire uno sviluppo turistico legato a percorsi naturalistici e paesaggistici, in un territorio ecologicamente intatto.

Perilli. Dopo tanti anni di polemiche spesso incomprensibili, da qualche tempo c’è una convergenza unanime sul raddoppio della Salaria. Il problema vero è che l’Anas e il Governo debbono metterci le risorse necessarie sarebbe opportuno che nel frattempo la Regione erogasse all’ANAS una parte dei mezzi finanziari già stanziati nel bilancio regionale, in tutto 60 milioni di euro, in modo date da realizzare la progettazione definitiva considerato che il progetto preliminare è già stato approvato con la condivisione di tutte le comunità ed amministrazioni locali interessate dal percorso della Salaria.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.