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Colesterolo e Trigliceridi: servono buone abitudini

Colesterolo e Trigliceridi sono composti organici appartenenti entrambi alla famiglia dei lipidi, cioè dei grassi.

Le concentrazioni normali di colesterolo e trigliceridi che circolano nel nostro sangue non sono da considerarsi dannose in quanto svolgono importanti funzioni fisiologiche:

  • il colesterolo è un elemento fondamentale nella costituzione della parete cellulare oltre a partecipare alla produzione di vitamina D;
  • i trigliceridi servono come riserva di energia poiché immagazzinano le calorie non utilizzate dall’organismo.

Ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia

Colesterolo elevato e trigliceridi alti invece sono entrambi fattori di rischio cardiovascolare ma, mentre per il colesterolo vi è una informazione tale da consentire una buona forma di prevenzione, il problema dei trigliceridi alti è a tutt’oggi molto sottovalutato.

Se tutti noi infatti siamo a conoscenza del fatto che valori di colesterolo sopra i 200 mg/dl diventano rischiosi per la nostra salute, ben pochi sono consapevoli del fatto che già sopra i 150 mg/dl di trigliceridi si parla di “ipertrigliceridemia borderline” e che questa diventa reale al di sopra dei 200 mg/dl, con un forte aumento di rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Inoltre è ben poco noto che, contrariamente a ciò che usualmente si pensa, l’ipertrigliceridemia è molto più frequente dell’ipercolesterolemia. Accade infatti che, mentre ad essere affetta da ipercolesterolemia risulta essere 1 persona su 350, l’ipertrigliceridemia interessa ben 1 persona su 100.

Per una più completa interpretazione di questi dati va inoltre sottolineato che mentre l’innalzamento del colesterolo è più frequentemente una questione genetica, controllabile solo parzialmente con la dieta, i trigliceridi alti sono causati quasi esclusivamente da un regime alimentare scorretto e che quindi un sano stile di vita potrebbe sensibilmente aiutare a ridurre il problema.

Colesterolo alto: quali rischi?

Il colesterolo che abbiamo nel sangue proviene per il 20% da quello assunto con l’alimentazione mentre per l’80% è autoprodotto dall’organismo. A veicolare il colesterolo nel sangue provvedono due importanti composti organici, noti a tutti noi: le lipoproteine LDL e HDL.

Le lipoproteine denominate LDL sono definite come “cattive” perché depositano il colesterolo sulle pareti delle arterie e ne favoriscono dunque l’accumulo. L’accumulo di grasso nelle arterie è la maggiore causa di formazione di placche. Le lipoproteine HDL invece sono definite “buone” o “spazzine” perché rimuovono il colesterolo dalle arterie e lo trasportano principalmente al fegato.

Indice di Rischio Cardiovascolare – IRC

È di fondamentale importanza evidenziare che il livello di colesterolo totale nel sangue è la somma di quello presente nelle lipoproteine LDL e HDL e quindi il suo valore totale non è un dato che determina in modo assoluto il rischio cardiovascolare.

Quello che conta infatti è il rapporto tra il colesterolo totale e il colesterolo buono (HDL), rapporto che definisce l’Indice di Rischio Cardiovascolare (IRC).

L’ IRC dovrebbe essere sempre inferiore a 5 per l’uomo e a 4,5 per la donna e, per essere sufficientemente al riparo dal rischio di un evento cardiovascolare, è bene che l’IRC sia inferiore a 4 per l’uomo e a 3,7 per la donna. Purtroppo però ancora oggi si tende erroneamente a dare maggiore importanza al valore del colesterolo totale.

Trigliceridi alti: cosa significa?

I trigliceridi sono la forma più comune che il grasso assume una volta entrato nell’organismo e possono seriamente aumentare il rischio di disturbi cardiovascolari. La causa maggiore di aumento dei trigliceridi nel sangue risiede nella dieta sbilanciata o negli abusi alimentari.

Al contrario del colesterolo infatti, di cui la maggiore quantità che circola nel sangue è prodotta dal nostro fegato, i trigliceridi derivano principalmente dai grassi che assumiamo con l’alimentazione e la loro sintesi da parte dell’organismo è minima.

L’innalzamento dei trigliceridi nel sangue, quindi, è legato soprattutto all’introduzione di calorie in eccesso, particolarmente se associate all’introduzione di forti quantità di zuccheri semplici e all’assunzione di alcool, tutti nutrienti che vengono convertiti dall’organismo in trigliceridi.

Spesso nei casi di ipertrigliceridemia accade che i pasti siano poco numerosi ma molto calorici e che si prediligano alimenti con calorie derivanti dallo zucchero, soprattutto pane e pasta. Questo comportamento alimentare scorretto destabilizza l’organismo costringendolo a gestire l’alternanza di lunghi digiuni a innalzamenti repentini della curva glicemica.

L’aumento degli zuccheri nel sangue (iperglicemia) sarà seguito da picchi di produzione di insulina (iperinsulinemia). Ciò porterà ad una digestione errata degli alimenti di cui verranno metabolizzati principalmente i grassi, innalzando dunque i trigliceridi nel sangue.

Seguire una dieta sana ed equilibrata associata ad una costante attività fisica è il miglior modo per mantenere nella norma i livelli di colesterolo e trigliceridi e per garantire la salute del sistema cardiocircolatorio.

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Antonella Barbalucca

Laureata in Scienze Biologiche presso l’ Università degli Studi di Lecce si è perfezionata in Biologia della Nutrizione Umana presso l’ Università degli Studi di Bari e successivamente ha acquisito l’Abilitazione all’Esecuzione dei Prelievi Capillari e Venosi presso il Policlinico Sant’Andrea di Roma. Ha maturato esperienza svolgendo la sua attività professionale presso diverse strutture private ricoprendo l’incarico di Biologo. Ha insegnato “Biochimica degli Alimenti” e “Interpretazione dei Dati di Laboratorio” presso l’Université Européenne Jean Monnett sede di Bari. Dal 2002 al 2005 ha ricoperto l’ incarico di Direttore Sanitario presso il Laboratorio di Patologia Clinica G.Barbalucca di Taranto e dal marzo 2007 collabora continuativamente con il Laboratorio Clinico Nomentano in qualità di Biologo Prelevatore.

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