Neurologia

Demenza e Malattia di Alzheimer

La demenza è un processo clinico complesso che avviene in un soggetto le cui funzioni cognitive erano adeguatamente funzionanti. In un certo momento della vita adulta il funzionamento cognitivo si riduce e compaiono alterazioni comportamentali e psicologiche che alterano progressivamente la memoria, il pensiero, il comportamento e la capacità di svolgere le normali attività quotidiane della vita. Il quadro clinico è persistente nel tempo e progressivo.

Fin qui le definizioni, ma quanto è diffuso il problema ?

La demenza: fattori di rischio e diffusione

I due più importanti fattori di rischio per la demenza sono l’età e il sesso. L’incidenza è concentrata nelle fasce dell’età anziana (sopra i 65 anni), con un andamento di tipo esponenziale fino agli 85 anni, ed è più alta nelle donne.

La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza in entrambi i sessi. Circa il 60% dei nuovi casi di demenza sono diagnosticati negli uomini. Le demenze vascolari sono al secondo posto per frequenza.I tassi di prevalenza dopo i 65 anni tendono quasi a raddoppiare passando da una classe di età alla successiva. Il tasso di prevalenza è l’1,1% nella fascia d’età di 65-69 anni e cresce con l’età fino a raggiungere il 31,5% nella fascia degli ultraottantacinquenni. Circa il 90% della prevalenza si distribuisce nella fascia d’età degli ultrasettantacinquenni (91% tra i maschi, 93% tra le femmine).

I dati ISTAT ci dicono che 1.194.330 italiani di età superiore ai 65 anni sono affetti da demenza su un totale di 12.301.537 ultra 65enni  (al 1 gennaio 2013, tasso di prevalenza delle demenze stimato 9,71).

La demenza presenile

A questo numero già ampio occorre aggiungere i soggetti affetti da demenza presenile. Purtroppo infatti sia la malattia di Alzheimer che gruppi di demenze quali le demenze lobari frontotemporali, oltre alle demenze iatrogene quali la demenza alcolica, sono frequenti anche nella popolazione adulta non anziana. Si stima che la prevalenza delle forme presenili di demenza sia di circa 250 casi ogni 100.000 abitanti nella fascia di età 30-65 anni.  Utilizzando le stime demografiche dell’ISTAT in questa fascia di età vi sono circa 30 milioni di età di cui circa 75.000 sono affetti da demenza. Oltre all’impressionate numero di soggetti affetti, ogni anno circa 170-200mila italiani si ammalano di una forma di demenza.

Malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è la più frequente delle forme di demenza. E’ una demenza su base neurodegenerativa caratterizzata da tipici reperti neuropatologici: le placche di amiloide interneuronali e i depositi neuro fibrillari intracellulari.

Nell’ambito della Settimana Mondiale del Cervello organizzata dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), l’Alzheimer è stato un tema ovviamente di particolare attenzione.

“Gli eventi determinanti la malattia sono riconducibili alla cosiddetta ‘ipotesi della cascata amiloidea’ – ha spiegato il Professor Sandro Sorbi, Ordinario di Neurologia all’Università di Firenze, e Direttore della Clinica Neurologica dell’Ospedale Careggi – ovvero ad un eccesso di formazione di un prodotto di scarto insolubile, la beta amiloide, che si aggrega formando  le famose “placche amiloidee” . La riduzione di impulsi nervosi causa sofferenza della cellula neuronale, ma  esiste anche un’ azione tossica diretta su quest’ ultima data, non tanto dalle placche, ma, dalla beta amiloide prima di aggregarsi nelle placche. Questa scoperta è stata di fondamentale importanza nel guidare la ricerca sia farmacologica  sia diagnostica. E’ emersa infatti l’urgenza di riuscire ad identificare la malattia negli stadi più precoci, ovvero prima che il danno tossico degli oligomeri sia irreversibile, per agire con una reale terapia ‘disease modifying’”.

Quanto evidenziato dal professor Sorbi, ha posto una grossa sfida al mondo medico in quanto gli stadi patogenetici non vanno di pari passo con quelli clinici: le fasi iniziali sono infatti poco sintomatiche. Fortunatamente nuove metodiche diagnostiche stanno fornendo gli strumenti per una diagnosi precoce. Fra cui l’utilizzo di traccianti radiologici (PET per amiloide) per evidenziare il depositarsi della amiloide anche prima della comparsa dei sintomi. La malattia di Alzheimer può esordire sia in età presenile (prima dei 65 anni) che senile ed ha una eziologia di tipo multifattoriale dove fattori genetici e ambientali agiscono probabilmente e spesso  sinergicamente.

I fattori  di rischio dell’ Alzheimer

I fattori  di rischio possono essere modificabili e immodificabili, quali l’età o il sesso.

Fattori di rischio immodificabili

Sappiamo che le forme ereditarie di malattia sono dovute a specifiche mutazioni genetiche sul gene delle Proteina Precursore dell’Amiloide (APP) e sui geni di due proteine (PSEN1 e PSEN2), enzima responsabili del catabolismo dell’APP. Queste forme autosomiche dominanti sono caratterizzate da una età di esordio di malattia “giovanile”, con un range compreso tra i 35 e i 65 anni di età ma sono responsabili solo di una piccola percentuale dei casi di AD (5%).

Negli ultimi anni la possibilità di analizzare l’intero genoma ha permesso di studiare il ruolo dei fattori di suscettibilità genetica nelle forme comuni, non familiari, ad esordio dopo i 65 anni di malattia di Alzheimer – ha proseguito il Professor Sandro Sorbi – Questi studi hanno permesso di identificare oltre 10 geni le cui varianti conferiscono un rischio diverso nella popolazione di contrarre la malattia di Alzheimer. Questi studi hanno aperto nuove prospettive sulla patogenesi della malattie ed anche sui possibili trattamenti. Oltre alla già nota ipotesi della cascata dell’amiloide i recenti dati suggeriscono che nella malattia di Alzheimer vi siano alterazioni nei meccanismi di sintesi e mantenimento della integrità delle sinapsi, oltre a difetti nel trasporto delle  sostanze neurotrofiche e neuroprotettive all’interno delle cellule del sistema nervoso”.

Fattori di rischio modificabili

A fronte dei fattori genetici, dell’età e del sesso, fattori innati e quindi difficilmente modificabili, esistono anche fattori modificabili. Lo stile di vita: il fumo, l’alcool, l’obesità specie quella presente all’età 40-50 anni, aumentano il rischio di malattia, mentre l’esercizio fisico effettuato soprattutto durante l’età adolescenziale-adulta è un fattore protettivo. Il grado di scolarizzazione è correlato con la malattia di Alzheimer in maniera inversamente proporzionale: bassa scolarità-alto rischio di malattia, elevata scolarità-basso rischio di malattia. Tale rapporto è in linea con l’ipotesi che l’educazione scolastica fornisca una  “riserva cognitiva” che permetta di posticipare anche di diversi anni l’esordio dei sintomi. Con lo stesso meccanismo agisce sul rischio di demenza anche il tipo di occupazione lavorativa: attività più complesse ed a più alto impegno cognitivo-organizzativo ritardano l’inizio di malattia. Tra i fattori protettivi è da menzionare la pratica di hobbies e la presenza di un buon contesto sociale (coniugi, figli, amici). Molteplici condizioni mediche trattabili sono associate ad un incremento di rischio, tra queste: l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia durante la vita adulta (40-60 anni), il diabete, l’ischemia cerebrale. I fattori modificabili influenzano il rischio di malattia agendo durante la vita pre-senile. Tutti i dati raccolti dunque sottolineano l’importanza della prevenzione nel combattere la demenza attraverso un corretto stile di vita sin dalla giovane età.

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