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La legge 40: cosa cambia nella nella fecondazione assistita ?

Con notevole ritardo rispetto all’Europa, nel 2004 è stata approvata in Italia la controversa legge 40 che regola in maniera dettagliata le tecniche di fecondazione assistita. Controversa perché, secondo gli oppositori laici, è fortemente etica privilegiando i diritti dell’embrione in vitro rispetto a quelli degli adulti. La conseguenza pratica è una serie di restrizioni tecniche che costringevano le coppie infertili ad un percorso terapeutico più lungo e complesso. Inoltre, la legge 40, ha vietato le tecniche eterologhe, ossia la possibilità di ottenere una gravidanza mediante uova oppure seme donato.

Le associazioni delle coppie infertili e le società mediche operanti nel settore hanno manifestato in vari modi l’esigenza di avere in Italia le stesse possibilità che avrebbero in molti altri paesi europei. Purtroppo, invece, solo nell’ultimo anno oltre 10.000 coppie italiane si sono recate all’estero per sottoporsi alla fecondazione assistita.

Dallo scorso aprile però una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito nuove regole, meno restrittive. La legge 40 nel complesso è rimasta la stessa, poiché la Corte Costituzionale è stata interpellata solo su specifici punti, ma tre articoli di legge sono stati dichiarati incostituzionali.

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Cosa cambia

Innanzitutto, viene restituita al medico la decisione su quali e quante uova fecondare per ogni ciclo. Non esiste più il limite di tre uova da fecondare e da trasferire tutte in utero se fecondate ma possono esserne fecondate e impiantate anche più o meno di tre uova.

In secondo luogo, gli eventuali embrioni in esubero che presentino caratteristiche di vitalità possono essere congelati e utilizzati per un secondo o terzo tentativo di reimpianto.

Infine, è possibile effettuare la diagnosi genetica dell’embrione (prima di impiantarlo in utero) per sapere se è sano, utilizzando quindi più di tre uova.

Dunque, si rivaluta l’importanza della salute della donna all’interno della procedura, la legge risulta meno rigida e pertanto può rispondere meglio alle diverse esigenze delle singole coppie.

Il medico, dal canto suo, può tornare a personalizzare il trattamento, per offrire il massimo dell’efficacia e ridurre al minimo i rischi. Si è ottenuto di poter lavorare non con più libertà ma con maggior professionalità.

Le coppie portatrici di malattie genetiche, alcune molto frequenti nel nostro Meridione come la talassemia, erano costrette ad andare all’estero in condizioni difficili, affrontando costi spesso proibitivi. Ora possono accedere alla diagnosi genetica reimpianto e farsi curare in Italia.

Per poter uniformare l’applicazione della legge si stanno mettendo a punto dei protocolli regionali ma si auspicano nuove Linee Guida nazionali.

Le precedenti Linee Guida già modificavano nell’applicazione la legge 40 consentendo l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita alle coppie nelle quali il partner maschile è affetto da virus trasmissibili alla donna mediante rapporti sessuali non protetti, come HIV, epatite B e C.

Ci sono però ancora degli esclusi. La legge rimane invariata per quanto riguarda l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita. Ancora oggi le coppie portatrici di malattie genetiche possono ricorrere alla fecondazione in vitro, con analisi genetica degli embrioni, solo se hanno anche problemi di fertilità.

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manuelasteffe@laboratorionomentano.it'

Manuela Steffe

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, da venti anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse osterico- ginecologico.