Modello Sanità

Stefano Zingoni: è giunto il momento di una messa a punto organica del SSN.

La FIMMG – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale – è l’organizzazione sindacale e l’associazione professionale nazionale dei Medici di medicina generale, ovvero dei medici di famiglia, dei medici comunque convenzionati operanti nel territorio in ambito extraospedaliero, e dei medici del sistema dell’emergenza sanitaria e come tale è il sindacato più rappresentativo dell’intero panorama medico nazionale. Dunque, i suoi aderenti sono uno degli assi portanti dell’assistenza sanitaria.

SalutePiù ha incontrato il suo Presidente Nazionale, Stefano Zingoni, per conoscere il punto di vista di FIMMG sull’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale.

Presidente Zingoni, FIMMG rappresenta una delle componenti principali del nostro SSN, quella dei Medici di Medicina Generale. Dal vostro osservatorio quali vi sembrano le principali criticità che il Servizio Sanitario Nazionale dovrà risolvere per garantire la sua sostenibilità nel lungo termine ?

Beh, innanzitutto bisognerebbe trovarci d’accordo con i “ policy makers” su che tipo di Servizio Sanitario Nazionale vogliamo per il futuro o addirittura se lo vogliamo. Fimmg parla di Sistema Sanitario Nazionale quindi di integrazione tra la componente sanitaria e sociale e ribadisce che deve essere Universale, cioè rivolto a tutti e Solidale cioè sostenuto in gran parte da una fiscalità generale riportata ad equità contributiva.

Esiste un allarme sostenibilità del SSN? Probabilmente si, ma se partiamo condividendo dove dobbiamo inderogabilmente dirigerci forse possiamo avere la speranza di trovare la strada, altrimenti rischiamo di camminare per ritrovarci al punto di partenza o forse anche più indietro.

Quali sono le misure – sia d’emergenza che strutturali – che è necessario mettere in campo per superare tali criticità ?

Allora, condivisa la direzione, le priorità per Fimmg sono le seguenti. Innanzitutto, dato il ruolo che il SSN ha nella protezione di un bene primario per la società quale è la salute, è lecito mettere in discussione l’opportunità di tagli lineari, in termini di efficienza ma anche di priorità rispetto ad altri capitoli di spesa, senza per questo voler disconoscere la necessità di perseguire un equilibrio nella spesa pubblica. Non si tratta  di rifare tutto daccapo, non si può rinnegare la fondamentale ed obiettiva validità del nostro SSN, riteniamo sia giunto il momento di una messa a punto organica del SSN, articolata in cambiamenti veramente e concretamente innovativi, fra loro coerenti, con l’intento di garantire, nell’ambito delle specificità del nostro Paese, una prospettiva di stabile sostenibilità del Servizio, in un equilibrio governabile fra finanziamento possibile e spesa per la tutela dei diritti essenziali di salute della popolazione. Per far questo occorre intervenire sui Livelli essenziali di assistenza sia sociali che assistenziali, introdurre Livelli Integrativi di Assistenza sociale e sanitaria, ripensare le fonti di finanziamento operando sulla fiscalità generale e sui fondi integrativi, razionalizzare e rendere più equa la partecipazione alla spesa, ripensare l’organizzazione del sistema con la capacità di razionalizzare gli impieghi, ma anche trovare risorse da finalizzare ad obiettivi assistenziali passibili di appropriatezza, che generino comunque un risparmio, anche se non necessariamente finanziario. Riportare il Sistema a una Governance che riveda i rapporti tra amministratori e professionisti, tra Regioni e Ministero della Salute, tra Ministero della Salute ed altri Ministeri, in primis col MEF.

I Medici di Medicina Generale sono stati fortemente coinvolti nel percorso di trasformazione del SSN dalla recente Riforma Balduzzi. Quella delle Aggregazioni Territoriali dei medici di famiglia, è la strada giusta ? a quali condizioni ed in quali situazioni l’impostazione data dal Ministero può portare risultati positivi ?

Dopo quello che le ho detto in precedenza la risposta mi pare evidente, ci troviamo di fronte ad un piccolo ed incerto passo nella direzione giusta, fatto con un gruppo di viaggiatori, che non sapendo dove vogliono andare, sono pieni di paure e propensi a frenare piuttosto che ad orientarsi.  Mi sembra che la mancanza di un atto d’indirizzo a tre mesi dall’entrata in vigore della così detta Legge Balduzzi, che postula un confronto che si deve concludere in sei mesi, la dica lunga sulle responsabilità di Regioni e Ministero della Salute.

Nel Lazio, oltre alla strutture ambulatoriali pubbliche, operano 610 strutture ambulatoriali private-accreditate capillarmente disposte sul territorio. Se venissero superate le “incompatibilità” attualmente previste dalle normative, è pensabile una collaborazione tra queste strutture ed i medici di medicina generale per fornire un contributo al miglioramento dell’assistenza territoriale ai pazienti ?

La Medicina Generale deve essere aperta ad un confronto a 360 gradi, ma occorre partire dalla condivisione di quei “paletti” che ho citato, primo fra tutti la necessità di “una messa a punto organica”, rifuggendo da “pezze” scoordinate ed estemporanee, che alimentano inefficienza di sistema e localismi con ambizioni di sistema

Rispetto a chi vive nelle grandi città, gli abitanti di centri più piccoli o, addirittura, chi viva in aree rurali, trova maggior difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari. Soprattutto a quei servizi di “continuità assistenziale” finalizzati a seguire il paziente dimesso dall’ospedale oppure che abbia necessità di assistenza domiciliare. Quali soluzioni andrebbero implementate sui nostri territori ? 

Fimmg ritiene che la capillarizzazione dell’assistenza insieme al rapporto fiduciario siano i due capisaldi irrinunciabili della Medicina Generale, i modelli proponibili debbono avere una duttilità contrattuale ed organizzativa che ne consenta sempre la salvaguardia, se questa fosse oggettivamente minacciata; non per niente ci siamo battuti con successo per ribadire nella legge la necessità contrattuale della tutela delle zone disagiate, inserendo tra queste, per le loro peculiarità, anche le città metropolitane.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.