Prevenzione

Attenti alle zanzare: cresce il contagio

Attenzione alle zanzare e alla febbre West Nile (West Nile Fever) provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv) di cui le zanzare possono essere portatrici.

Si tratta di un contagio che quest’anno in Italia si è moltiplicato nel 2018: da giugno al 23 agosto sono stati infatti rilevati 255 casi (50 nello stesso periodo del 2017) e 10 decessi. A generare questo fenomeno – localizzato nelle regioni settentrionali e nella Pianura Padana (vedi cartina) – probabilmente livelli di umidità superiori alla media.

L’andamento di questa malattia è monitorato dall’Istituto Superiore di Sanità che pubblica un apposito bollettino (Sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus) pubblicato periodicamente on line http://www.epicentro.iss.it

Febbre West Nile: che cos’è? come si trasmette?

La febbre West Nile è provocata dal virus West Nile isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende

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Fonte: Istituto Superiore Sanità – Bollettino Sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus – Agosto 2018

il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette.

I serbatoi del virus sono invece gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Il virus può infettare anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza.

Virus West Nile: sintomi

Come indica l’Istituto Superiore di Sanità nelle sue note informative, il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona.

Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

Encefalite letale

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

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Casi con sintomi “neuro-invasivi” – Fonte: Istituto Superiore Sanità – Bollettino Sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus – Agosto 2018

Diagnosi

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Febbre West Nile: come curarla?

Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

E’ dunque importantissimo prevenire il contagio evitando le punture di zanzara. L’Istituto Superiore di Sanità ha individuato un apposito decalogo, clicca qui di seguito per leggerlo:  Zanzare come evitarle

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