Modello Sanità

La Crisi colpisce anche la Salute – Osservatorio Unisalute

Crisi e Salute. Secondo l’Osservatorio Sanità di UniSalute, dietologo, dentista e oculista sono le prime prestazioni a cui si rinuncia. La crisi economica continua infatti a farsi sentire nei portafogli delle famiglie e a farne le spese sono anche le cure per la salute: gli italiani infatti, di fronte ai costi che devono sostenere per determinate prestazioni sembrano sempre più propensi a rinunciarvi, in attesa di tempi migliori.

Il 57% degli italiani ha infatti dichiarato di aver rinunciato od essere pronta a rinunciare a diverse prestazioni mediche, dal dietologo all’oculista, passando per pediatra e fisiatra, a causa dei costi. E’ quanto emerge dall’ultima ricerca1 condotta dall’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assicurazione e assistenza sanitaria.

Sono dati coerenti con quanto è recentemente emerso anche dalla ricerca ISTAT relativa alla Salute degli Italianicrisi e salute sebbene ciò non infici il fatto che nell’insieme la popolazione italiana continui ad essere attenta alla propria salute. Anzi, ci troviamo di fronte ad una crescente domanda di prestazioni sanitarie da parte della popolazione che solo in parte riesce ad essere soddisfatta.

Crisi e Salute – Lo Scenario

In particolare, i dati dell’Osservatorio Sanità di Uni Salute, mostrano come le cure odontoiatriche siano maggiormente influenzate da questo fenomeno (esattamente come rilevato anche dall’ISTAT). Per inciso, le cure odontoiatriche, dopo quelle farmaceutiche, sono la principale fonte di spesa in servizi sanitari (12 miliardi di euro la spesa annua per cure odontoiatriche secondo il Censis). Si tratta infatti di una voce di spesa che non viene coperta dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), se non per una ridottissima fetta della popolazione. Non stupisce dunque scoprire, dall’ultima ricerca UniSalute, che il 13% degli intervistati è pronta a rinunciare al dentista a causa dei costi. Un dato che conferma una tendenza già rilevata dall’ANDI secondo cui mezzo milione di famiglie italiane, dal 2007 al 2012, ha rinunciato al dentista, anche in presenza di serie patologie, per colpa della crisi.3

Gli italiani che dichiarano invece di non voler rinunciare alle spese per la propria salute (43%), preferendo fare sacrifici in altri campi, valutano comunque con sempre più attenzione se rivolgersi al servizio pubblico o privato, considerando vantaggi e svantaggi delle due proposte.

Tra coloro che si rivolgono al Servizio Sanitario Nazionale, il 29% lo fa  principalmente per gli esami diagnostici quali una radiografia o un’ecografia, il 23% vi ricorre per visite specialistiche e l’11% vi si rivolge per cure ed esami che richiedono il ricovero. Chi si rivolge al pubblico, deve però affrontare alcuni disservizi, in particolare legati ai tempi di attesa: presso alcune strutture pubbliche si può anche attendere oltre 5 mesi per un ecodoppler, 360 giorni per una mammografia, 225 per una visita cardiologica4.

Gli italiani sembrano quindi destinati a dover scegliere tra fare crescenti sacrifici per potersi curare e rinunciare ad almeno parte delle prestazioni desiderate o alla tempestività delle cure. Se questa domanda fosse intercettata da operatori virtuosi del secondo pilastro, in grado di operare all’interno della filiera come una centrale di acquisto, controllando costi e qualità delle prestazioni erogate, potrebbe essere organizzata in modo efficiente per garantire tempi rapidi di accesso alle prestazioni, qualità delle stesse e costi contenuti, garantendo la sostenibilità dell’intero sistema.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora nel 2013 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.

2 L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.

3 Dati ANDI 2013

4Secondo il Rapporto annuale Pit Salute 2011

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