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Endometriosi: che cos’è?

L’endometriosi colpisce circa il 10% delle donne in età fertile ed in Italia si stima in circa 3 milioni il numero di coloro che ne sono affette ma, per contro, forse il problema maggiore nel fronteggiare questa malattia sta nella scarsa conoscenza che ne hanno le donne. Così, spesso, i sintomi della malattia  vengano sottovalutati ed accettati come facenti parte dell’essere donna. Ciò può portare a far sì che anche molti anni trascorrano trai primi sintomi e la diagnosi definitiva. Non a caso, il 60% dei casi di endometriosi si diagnosticano tra i 25 e i 35 anni di età, ma si valuta che nel 45% dei casi i sintomi erano già presenti dall’adolescenza.

Endometriosi: che cos’è ?

L’endometriosi è causata da una crescita anomala del rivestimento interno dell’utero (endometrio) al di fuori dell’utero stesso. Così, spesso le aree endometriosiche si trovano nel basso addome, nelle ovaie, nelle tube o negli spazi tra utero e vescica o tra utero e intestino. Più raramente, all’interno della vagina, della vescica o dell’intestino. In questi casi, le cellule dell’endometrio si impiantano nelle aree in questione e si sviluppano arrivando anche a formare cisti di grandi dimensioni.

Nessuna delle ipotesi fin qui prodotte spiega interamente la malattia che, probabilmente, ha alla base una serie di concause: di certo c’è che l’endometriosi si “nutre” degli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni. Tra le cause possono trovarsi, la metaplasia, ossia la capacità di un tessuto normale di trasformarsi in un altro tipo di tessuto sempre normale; una predisposizione genetica, statisticamente, infatti, è frequente riconoscere l’endometriosi tra le parentele di primo grado; la diffusione linfatica o vascolare, ossia la possibilità che gruppi di cellule endometriali, durante la mestruazione, possano essere trasportate dai vasi linfatici o sanguigni in zone lontane del corpo e lì possano svilupparsi; alterazioni immunologiche sono spesso presenti anche se non è ancora chiaro se siano una causa o una conseguenza della malattia.

I Sintomi

Il dolore pelvico è il sintomo più comune. Spesso, ma non sempre, è in associazione con il flusso mestruale. Perché il dolore? Ogni mese l’endometrio dell’utero, per regolazione ormonale, si stacca, sanguina e fuoriesce con le mestruazioni. vagina anatomia endometriosiAnche il tessuto endometriosico al di fuori dell’utero risponde agli ormoni nello stesso modo: durante il mese cresce e poi si stacca e sanguina. Essendo piccole aree situate in posizioni bizzarre, al sanguinamento segue immediatamente una reazione infiammatoria che circoscrive l’area e la isola dagli organi circostanti: si forma quindi la cisti endometriosica  dal contenuto fluido-denso color cioccolato (ossia sangue vecchio). La reazione infiammatoria continua nella cisti e intorno ad essa è causa di dolore. Si capisce quindi perché il dolore possa essere associato al flusso mestruale, oppure essere riferito all’intestino, o essere presente durante l’ovulazione o i rapporti.

Ci sono poi anche altri sintomi importanti: dolore durante e dopo l’atto sessuale, infertilità, aborti spontanei, affaticamento cronico, periodi di stitichezza alternati a diarrea. Questi ultimi sintomi possono far sospettare di “colon irritabile” in quanto simili ai sintomi di questa patologia.

Endometriosi: la Diagnosi

Purtroppo, l’indagine “principe” per una diagnosi certa rimane la laparoscopia che permette di effettuare delle biopsie con conseguente esame istologico. E’ difficile però proporre da parte dello specialista e, al contempo, accettare da parte della paziente un intervento chirurgico come strumento di diagnosi, specialmente se i sintomi non sono severi. Quindi spesso si scelgono inizialmente altri approcci che possono condurre ad un ragionevole “sospetto” di endometriosi. Fondamentale è il colloquio con lo specialista per analizzare i sintomi sotto tutti gli aspetti, e metodiche quali l’ecografia o, eventualmente, la risonanza magnetica. E’ importante poter identificare fin da subito le donne in cui esiste una sospetta endometriosi, specie se molto giovani, perché è possibile attuare una strategia terapeutica diversa per ogni stadio della malattia prevenendo i danni che possono prodursi nel tempo.

La Terapia

Non essendo chiare le cause dell’endometriosi, non esiste parimenti una terapia definitiva. Si sviluppano quindi approcci clinico-terapeutici caso per caso adattando la terapia alla risposta della paziente. Le terapie possono essere chirurgiche o farmacologiche e sono mirate a contenere il dolore e/o a contrastare l’infertilità.

Tra le terapie farmacologiche le sostanze ormonali più comunemente impiegate comprendono la pillola contraccettiva spesso utilizzata senza pausa; pillole ad esclusivo contenuto progestinico; il danazolo; i dispositivi intrauterini a rilascio di progesterone. Creare uno stato pseudo-menopausale temporaneo per lunghi periodi talvolta è necessario per ridurre la malattia e mantenerla sotto controllo. Utili sono anche gli antinfiammatori e antidolorifici, che spesso però causano gastrite. La terapia chirurgica è quasi sempre conservativa e laparoscopica; comporta l’asportazione o la distruzione delle lesioni; può alleviare i sintomi e, in alcuni casi, permettere una gravidanza. Ciò nonostante, come per le altre modalità terapeutiche, le recidive sono frequenti. Poiché la gravidanza di frequente causa una remissione temporanea della sintomatologia e poiché si pensa che l’insorgenza di sterilità diventi più probabile con il perdurare della malattia, spesso si consiglia alle donne con endometriosi di “avere una gravidanza” il più presto possibile. Durante la gravidanza generalmente i sintomi legati all’endometriosi migliorano, in particolare negli ultimi mesi. Tuttavia, in alcune donne i dolori pelvici sono violenti, in particolare duranteil primo trimestre. Nel complesso, comunque, gli effetti benefici della gravidanza sono solo temporanei e spesso, dopo un paio d’anni dal parto, ritorna la malattia.

Endometriosi ed Infertilità

Si stima che circa il 30- 40% delle donne con endometriosi abbia problemi, più o meno gravi, ad avere una gravidanza. Essere affette da endometriosi non significa però automaticamente che non si potrà avere una gravidanza, bensì che è molto probabile che si abbiano problemi, più o meno complessi, per ottenerla. Nella maggior parte dei casi, ancora non è noto perché con l’endometriosi ci sia difficoltà nel concepire. In alcuni casi la causa è evidente poiché l’endometriosi ha causato un danno alle tube importante, mono o bilaterale.

La strategia terapeutica è necessariamente personalizzata, in base allo stadio della malattia, precedenti terapie mediche o chirurgiche effettuate, età della paziente.

Nell’endometriosi minima o lieve l’inseminazione intrauterina (AIH) associata ad una terapia per l’ovulazione dà buone possibilità di gravidanza (meglio se preceduta da un intervento chirurgica per la rimozione delle lesioni esistenti) anche se con probabilità di successo inferiori rispetto alle pazienti non affette da endometriosi.

Qualora falliscano i programmi di AIH oppure si abbia un’endometriosi media o severa, si possono effettuare dei programmi di fecondazione in vitro (FIVET- Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer, consistente nella fecondazione in vitro dell’ovulo con successivo trasferimento dell’embrione nell’utero della donna). Purtroppo, anche con la fecondazione in vitro la probabilità di ottenere una gravidanza rimane inferiore rispetto alle pazienti non affette.

Laparoscopia

La laparoscopia è una metodica chirurgica assai meno invasiva delle tecniche tradizionali di chirurgia “aperta”. Essa consiste nell’impiego congiunto di un laparoscopio e di specifici strumenti chirurgici. L’uno e gli altri vengono introdotti nel corpo della paziente attraverso piccole incisioni.

Il laparoscopio è un tubo molto sottile che consente, contemporaneamente, di portare una fonte di  luce all’interno degli organi interessati dall’intervento e, viceversa, di trasmettere all’esterno l’ immagine degli organi in modo tale che il chirurgo possa visualizzarla su un monitor ed eseguire l’intervento attraverso strumenti da presa e da taglio della tipologia necessaria per l’intervento.

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manuelasteffe@laboratorionomentano.it'

Manuela Steffe

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, da venti anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse osterico- ginecologico.