Diagnosi e TerapiaDonnaTiroide

La tiroide e le donne

In assoluto, le tireopatie sono i disturbi ormonali più frequenti: circa il 50% della popolazione in  apparenza sana presenta una qualche forma di alterazione della funzionalità tiroidea con patologie molto varie, sia come quadri clinici che come cause. Sostanzialmente, comunque, escluse le patologie tumorali, le alterazioni della tiroide si esprimono in due condizioni: l’ipertiroidismo (eccesso di ormoni tiroidei) e l’ipotiroidismo (deficit di ormoni tiroidei).

Date le dimensioni del problema, già nel 2000, l’American Thyroid Association (ATA) consigliava, nelle sue linee guida, di effettuare l’esame del TSH in tutta la popolazione adulta al disopra dei 35 anni e di ripetere questo esame ogni 5 anni con controlli più frequenti nei soggetti a rischio. In questo caso, i fattori di rischio comprendono oltre alla storia personale di malattie autoimmuni (quali diabete mellito di tipo I e vitiligine), o all’uso di alcuni farmaci, anche la storia familiare di patologie, quali le tireopatie ed il diabete mellito.

Ipertiroidismo e Ipotiroidismo

Le condizioni di ipertiroidismo e di ipotiroidismo si possono definire “conclamate”, qualora producano disturbi al paziente, oppure “subcliniche”, ossia senza sintomi per il paziente. E’ stato stimato che l’incidenza di ipotiroidismo è di 3 nuovi casi per 1.000 donne per anno, mentre negli uomini è di circa 1 caso per 1.000 per anno. Tale incidenza aumenta di 10 volte se si considerano le forme subcliniche, arrivando ad interessare anche il 2-3% della popolazione generale.

Tireopatie: forme subcliniche ed anticorpi

Quasi tutte le forme subcliniche sono causate da autoanticorpi. Gli anticorpi sono normalmente prodotti dal nostro corpo per distruggere degli agenti estranei ma in alcuni casi sono prodotti contro alcuni nostri organi distruggendoli lentamente, e sono definiti autoanticorpi. Circa il 10% della popolazione generale (di cui solo l’1-2% uomini) è portatore di autoanticorpi contro la tiroide, senza che questi soggetti abbiano manifestazioni cliniche di patologia tiroidea in atto.

Sebbene questa condizione costituisca un fattore di rischio importante, soltanto una minima parte di questi soggetti svilupperà una malattia tireoidea autoimmune e nella maggioranza dei casi, gli ipotiroidismi subclinici, semplici o autoimmuni, non necessitano di terapia.

La tiroide e le donne

Tuttavia, poiché la ciclicità ormonale ovarica della donna è regolata anche dagli ormoni tiroidei, qualora si presentino alcune condizioni Tiroide ipertiroidismo ipotiroidismoginecologiche specifiche (mestruazioni frequenti e irregolari oppure ritardi mestruali) è importante  indagare sulla buona funzionalità della tiroide. Le alterazioni della tiroide possono essere anche una importante causa di infertilità, aumentando il rischio di aborti precoci (entro il primotrimestre) e di parto pretermine.

Tra le donne infertili per causa ovulatoria c’è una alta incidenza di ipotiroidismo subclinico ed elevati anticorpi TPO, spesso associato ad altre patologie come endometriosi o menopausa precoce. Il percorso terapeutico della riproduzione assistita prevede l’uso di farmaci che inducono l’ovulazione controllata. Il tal modo, il tasso di ormoni estrogeni prodotto è mediamente più alto rispetto all’ovulazione spontanea e ciò può peggiorare la funzionalità tiroidea. Nelle donne senza tiroiditi autoimmuni queste alterazioni sono transitorie, ma in quelle con anticorpi TPO positivi l’induzione dell’ovulazione dovrebbe essere associata ad un adeguata terapia di supporto per la tiroide.

Tiroide e gravidanza

Le linee guida ATA menzionano il caso particolare della gravidanza, dove lo scopo principale è quello di garantire un adeguato sviluppo psico-fisico del feto, prevenendo le complicanze sia materne che fetali. Nell’ipertiroidismo e’ necessaria la terapia e sono consigliati controlli mensili degli ormoni tiroidei. Inoltre si sottolinea che la donna deve essere rivalutata 6 settimane dopo il parto perché in questa fase avviene spesso un peggioramento della malattia. In caso di ipotiroidismo in gravidanza, i dosaggi trimestrali del TSH ne garantiranno un adeguato controllo ed un eventuale aumento della terapia. Dopo il parto si deve ritornare alla dose originaria, controllando la risposta tiroidea a 6-8 settimane dal parto.

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Manuela Steffe

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, da venti anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse osterico- ginecologico.

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