DiabeteNutrizione

Alimentazione e Diabete Mellito: come regolarsi?

Il Diabete Mellito (DM) consiste in una alterazione patologica del metabolismo degli zuccheri per cui il loro livello nel sangue (glicemia) supera a digiuno i 126 mg / dl e/o i 200 mg/dl, due ore dopo un pasto.

Questa condizione si può verificare in età infantile per cause dovute ad autoimmunità (diabete giovanile o di tipo I) o in età adulta (diabete dell’adulto o diabete alimentare o di tipo II) in quei soggetti che hanno altri familiari affetti da DM e/o obesità (genitori, fratelli, nonni).

Nel diabete di tipo I, il pancreas non produce insulina (sostanza che riduce la glicemia) dall’infanzia.

Nel diabete di tipo II, il pancreas produce una insulina non funzionante, spesso in dose anche eccessiva provocando, in questo caso, accumulo di grasso addominale.

Entrambe le forme di diabete mellito sono molto pericolose poiché portano a severe complicanze patologiche.

Il diabete mellito dell’adulto, in particolare, è più insidioso poiché si instaura in molti anni e senza iniziali sintomi di rilievo ma quando la glicemia supera stabilmente i valori suddetti al punto da consentire di emettere la diagnosi, i danni a diversi organi sono spesso già avanzati determinando complicanze a livello cardiovascolare, cerebrale, renale, dell‘ occhio e dei nervi periferici.

In sintesi il Diabete Mellito può essere definito una malattia cronica che può portare a:

  • infarto cardiaco,
  • trombosi delle arterie degli arti e/o cerebrali,
  •  ictus e ischemia cerebrale
  • neuropatia dei nervi periferici (es: insensibilità dei piedi, disfunzioni intestinali)
  • insufficienza renale
  • riduzione della vista fino alla cecità

E’ bene anche ricordare che un diabete scompensato ossia non controllato mediante la terapia farmacologica e nutrizionale può associarsi a valori glicemici notevolmente variabili, da molto bassi (ipoglicemia: uguale o inferiore ai 70-60 mg/dl) a molto alti (iperglicemia: uguali o maggiori a 300 o 400 mg/dl) e tali valori possono portare in tempi brevi al coma diabetico.

Compenso glicemico: i fattori

Complicanze acute e croniche si possono prevenire stabilizzando la glicemia entro valori normali a digiuno e dopo pasto.

A tale scopo le possibilità terapeutiche sono varie e, grazie ai tanti anni di studi scientifici sul Diabete Mellito, oggi le persone diabetiche che si affidano a medici nutrizionisti o endocrinologi esperti in diabetologia possono ricevere trattamenti farmacologici e nutrizionali basati su solide linee guida nazionali e internazionali, personalizzabili in base alla storia clinica dei singoli soggetti.

Per ottenere un soddisfacente compenso glicemico è bene agire sui seguenti elementi:

  • alimentare (terapia medica nutrizionale, TMN)
  • attività fisica
  • farmacologico
  • educazionale
  • psicologico, laddove necessario

In tutte queste fasi terapeutiche la persona diabetica è protagonista del processo di miglioramento della sua salute e, mentre aderisce fiducioso alla terapia farmacologica, si lascia anche educare su come modificare direttamente il suo stile di vita.

L’ attività fisica regolare tutti i giorni consente di mantenere bassi livelli di glicemia. Passeggiare dopo un pasto, ad esempio, riduce la glicemia nei primi 20 minuti e nei successivi consente di bruciare i grassi, cosa utile se si è sovrappeso od obesi.

Occorre però ricevere consigli personalizzati sull’ intensità e la durata dell’attività fisica più adatta alle proprie condizioni cliniche e al tipo di farmaci antidiabetici che si assumono (terapia orale o insulina).

Alimentazione della persona diabetica

E’ vero che il diabetico non può assumere zuccheri in assoluto?

Gli studi scientifici sulla Terapia Medica Nutrizionale del diabete mellito dimostrano ormai da anni che la Dieta Mediterranea con lieve riduzione della quota dei carboidrati favorisce un buon controllo glicemico, consentendo spesso dosi contenute di terapia farmacologica.

Spesso nell’attività clinica accade che durante la prima visita diabetologica, il medico nutrizionista si senta dire dal paziente che ha drasticamente ridotto l’apporto di carboidrati dalla sua alimentazione e ciò, per quanto sia una comprensibile reazione alla diagnosi, può essere fortemente nocivo.

Gli organi nobili del corpo umano, primo fra tutti il cervello, hanno assoluto bisogno di zucchero per funzionare e tenerci in vita perciò, qualora si escluda l’apporto alimentare del glucosio, il fegato può liberare nel sangue le sue riserve di glucosio. E’ quanto succede, per esempio, al mattino se nella cena precedente si rinuncia ad assumere una quantità minima di pane o pastina: la glicemia del mattino a digiuno può essere più alta dei valori attesi.

Posto che una dietoterapia personalizzata va stabilita insieme al proprio diabetologo, le buone abitudini da mantenere per una sana alimentazione in caso di diabete mellito sono molto simili a quelle consigliate per la popolazione adulta sana che deve prevenire l’obesità e il rischio di malattie cardiovascolari.

Diabete: consigli per l’alimentazione

In generale è utile:

  • Ricordare che la glicemia si alza rapidamente se si assumono zuccheri semplici: zucchero, miele, dolci, caramelle, cioccolatini, frutta, latte, bevande zuccherate, bevande alcoliche estratte da frutta come amari fruttati o estratti da frumento e malto come la birra (l’alcool puro come vino e liquori, invece, non alza la glicemia). Ridurre le quantità assunte e riservarne l’assunzione ad occasioni rare, ad eccezione della frutta che è bene assumere 2 volte al dì, lontano dai pasti.
  • Ricordare che la glicemia di alza più lentamente assumendo le fonti di carboidrati o zuccheri complessi: pasta, riso, pane, patate, pizza, biscotti, fette biscottate e prodotti da forno, crackers, grissini ecc, cereali da colazione (sono tra l’altro addizionati di glucosio o miele), cereali integrali come farro, orzo, avena, legumi ( fagioli, lenticchie, ceci, piselli). Cereali integrali e legumi sono comunque da preferire ai precedenti per il loro elevato contenuto di fibra che rallenta ulteriormente l’ingresso di glucosio nel sangue. In questo caso è utile ridurre la quantità solitamente assunta ma non dimenticare di mangiarne sia colazione, pranzo e cena.
  •  Ricordare ad ogni pasto di accompagnare la pietanza principale con un abbondante porzione di verdura cotta o cruda, tranne le patate (vedi sopra). Le fibre contenute nelle verdure e la loro capacità di assorbire acqua rallentano l’ingresso del glucosio proveniente dalla primo piatto o dal pane che si assumono poco prima nello stesso pasto. Inoltre le stesse fibre riducono e rallentano l’assorbimento dei grassi assunti eventualmente con secondi piatti o condimenti a volte eccessivamente grassi.
  • A proposito di condimenti: preferire sempre l’olio extra vergine di oliva a qualsiasi altro grasso da condimento. L’olio non alza la glicemia e previene l’accumulo di colesterolo LDL (colesterolo cattivo), spesso eccessivo nel sangue delle persone diabetiche, per una coesistente alterazione del metabolismo dei grassi.
  • Infine, i seguenti secondi piatti NON alzano la glicemia poiché non sono fonte di carboidrati: carne, pesce, formaggi di tutti i tipi, uova, affettati magri non cotti nel latte né confezionionati (bresaola, tacchino, prosciutto crudo)

Insomma, Buon Appetito anche alle persone diabetiche che grazie alla buona alimentazione non solo possono stabilizzare la loro condizione metabolica e prevenire le complicanze ma  hanno anche l’occasione di essere un buon esempio per chi, non diabetico, conduce uno stile di vita rischioso per la salute.

Bibliografia:

Linee Guida EASD/ADA,  2012

Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito AMD/SID, 2009-10

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maymemarypandolfo@laboratorionomentano.it'

Mayme Mary Pandolfo

La Dott.ssa Mayme Mary Pandolfo si è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti. Responsabile del Programma di Educazione Terapeutica Strutturata (ETS) in Diabetologia presso la UOC Diabetologia, Dietologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale “Sandro Pertini” di Roma ove svolge anche attività di ricerca in campo diabetologico. Esercita, inoltre, la sua attività professionale presso diverse strutture mediche della Capitale. E' co-autrice di diversi articoli scientifici pubblicati su riviste mediche internazionali ed ha presentato relazioni in congressi nazionali ed internazionali.