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Omocisteina: serve la dieta giusta

L’omocisteina è un amminoacido solforato che deriva della metionina, un aminoacido essenziale che viene introdotto nel nostro organismo solo con l’alimentazione. Il metabolismo dell’omocisteina è regolato dall’azione di enzimi e di alcune vitamine come l’acido folico (Vitamina B9),  la Vitamina B6 e B12. Se il consumo di queste vitamine è scarso o il metabolismo dell’omocisteina è compromesso, i livelli di omocisteina nel sangue tendono ad aumentare causando una serie di danni a diversi livelli a causa dello stress ossidativo dovuto all’aumento della produzione di radicali liberi stimolato dall’omocisteina. Anche il fumo, l’alcol, alcuni farmaci come gli antiepilettici e i diuretici, bassi livelli di ormone tiroideo, malattie renali e psoriasi possono determinare l’aumento della concentrazione plasmatica di omocisteina.

Come funziona l’Omocisteina ?

La meteonina contenuta nei cibi viene trasformata in omocisteina nel circolo sanguigno. L’omocisteina è convertita poi in cisteina grazie all’aiuto della vitamina B6. L’omocisteina può poi essere riconvertita in meteonina per mezzo della vitamina B12. La cisteina svolge innumerevoli funzioni. Essa partecipa al mantenimento della struttura delle proteine (ripiegamento), è fonte di solfuro e fa parte del metabolismo di diversi metalli come ferro, zinco e rame. La cisteina inoltre combatte i radicali liberi e agisce anche come antiossidante. La conversione dell’omocisteina a metionina (rimetilazione) o la sua conversione a cisteina (transulfurazione) dunque, sono le principali vie metaboliche in grado di mantenerne i livelli intracellulari entro un range limitato.

Omocisteina: i livelli nel sangue

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità i livelli plasmatici di omocisteina sono considerati nella norma fino a 13 micromoli per litro (?mol/L). È importante precisare che la concentrazione di omocisteina è influenzata dai livelli di ormoni sessuali. Infatti i livelli di omocisteina nelle donne sono più bassi rispetto a quelli degli uomini della stessa età. Le donne in menopausa inoltre hanno valori di omocisteina più elevati.

Quando i livelli plasmatici di omocisteina sono superiori a 13 µmol/L negli uomini adulti, superiori a 10,1 ?mol/L per le donne e superiori a 11,3 ?mol/L nei ragazzi di età inferiore ai 14 anni, si parla di iperomocisteinemia.

Omocisteina alta: le conseguenze

L’eccesso di omocisteina arreca danno alle pareti vascolari in quanto l’omocisteina agisce sia indirettamente sul tono vascolare sia direttamente influenzando la formazione della placca aterosclerotica. Anche la disfunzione erettile può essere causata da un eccesso di omocisteina plasmatica proprio in virtù del danno vascolare causato dall’omocisteina stessa.

A livello piastrinico un eccesso di omocisteina provoca aumento dell’aggregazione piastrinica e influenza negativamente i fattori che regolano la coagulazione del sangue.

Gli elevati livelli di omocisteina sono inoltre ritenuti un fattore di rischio per l’ateroasclerosi coronarica, infarto del miocardio e ictus cerebrale. Un recente studio condotto da un team di ricercatori giapponesi pubblicato nel 2014 sulle pagine di International Angiology ha inoltre dimostrato l’associazione tra l’aneurisma dell’aorta addominale e i livelli di omocisteina.

L’iperomocisteinemia è anche correlata con lo sviluppo di malattie neurodegenerative: valori di omocisteina elevati sono stati infatti ritrovati in pazienti affetti dal morbo di Alzheimer e in pazienti affetti dal morbo di Parkinson in trattamento con levodopa.

Numerosi studi clinici dimostrano inoltre che alcune patologie della gravidanza sono correlate ad elevati livelli di omocisteina. I livelli di questo amminoacido infatti sono notevoli in donne affette da preeclampsia (o gestosi), distacco prematuro di placenta e aborti spontanei, nelle madri dei nati in sottopeso e nel 20% delle madri dei nati con difetti del tubo neurale (spina bifida).

Iperomocisteinemia: le cause

L’iperomocisteinemia è causata sia da fattori genetici sia da regimi alimentari inappropriati. Le alterazioni genetiche, causate da un malfunzionamento degli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’omocisteina, hanno un peso minore nello sviluppo della patologia. La maggior parte dei pazienti affetti da iperomocisteinemia non ha un adeguato apporto di acido folico e vitamine del gruppo B a causa di un’alimentazione non equilibrata.

Omocisteina e Alimentazione

È stato dimostrato che i livelli ematici di omocisteina tendono ad essere più elevati in individui che consumano molte proteine di origine animale e poca frutta e verdura a foglia che forniscono l’acido folico (vitamina B9) e le altre vitamine del gruppo B (B6 e B12) che aiutano l’organismo a metabolizzare l’omocisteina.

Per ridurre il valore plasmatico di omocisteina è importante dunque potenziare l’apporto delle vitamine del gruppo B attraverso un’alimentazione varia ed equilibrata che garantisca in misura adeguata l’apporto di tutti i nutrienti indispensabili.

Le vitamine del gruppo B essendo idrosolubili vengono eliminate con le urine. I livelli di assunzione giornaliera raccomandati sono:

  • 400 ?g/die per la vitamina B9 (o folacina);
  • 3-1,7 mg/die negli uomini adulti e 1,3-1,5 mg/die nelle donne adulte per la vitamina B6 (o piriodossina);
  • 2,4 ?g/die per la vitamina B12 (o cianocobalamina).

Le fonti alimentari ricche di folati e di vitamina B6 e B12 sono: uova e latticini, pesce, carne, in frutta, verdura e ortaggi, cereali integrali (cfr tabella 1-2-3). È consigliabile inoltre consumare, per quanto possibile, cibi cotti a basse temperature (cottura al vapore) oppure cibi crudi per evitare la denaturazione e quindi la perdita di questo importante gruppo di vitamine. È importante inoltre prediligere frutta e verdure fresche e di stagione: la conservazione infatti soprattutto se fatta male, causa la perdita delle vitamine del gruppo B.

Per facilitare l’assorbimento di queste vitamine è buona norma evitare alcol e sigarette. La nicotina infatti, interferendo con il metabolismo dei folati, ne limita l’assorbimento. Inoltre alcuni studi dimostrano che elevate concentrazioni di caffeina interferiscono con l’assorbimento delle vitamine del gruppo B e documentano un link diretto tra utilizzo di caffè ed aumento dell’omocisteina ematica.

Infine diverse evidenze scientifiche provano che l’esercizio fisico aerobico ha risultati positivi su persone con iperomocisteinemia: è consigliabile dunque potenziare il movimento per esempio con passeggiate quotidiane di 30 minuti a piedi o in bicicletta.

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Mariailaria Verderame

Mariailaria Verderame si è laureata con lode in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II di Napoli e ha successivamente conseguito i titoli di Dottore di ricerca in Biologia avanzata e Cultore della materia per il Settore Scientifico Disciplinare BIO/06. Ha collaborato all’attività didattico-scientifica presso il Dipartimento delle Scienze biologiche della suddetta Università. L’interesse scientifico è da anni incentrato sulle problematiche relative alle interferenze alimentari di inquinanti ambientali ad azione xeno-estrogenica sulla sfera riproduttiva. Si è inoltre occupata della valutazione dello stato nutrizionale e riproduttivo a seguito di un regime alimentare di tipo biologico ricevendo un assegno di ricerca nell’ambito delle reti di eccellenze TEMASAV. Ha partecipato a numerosi Congressi nazionali e internazionali, a molteplici corsi di perfezionamento universitari e seminari di aggiornamento tecnico-scientifico in ambito nutrizionale. Vincitrice del premio Lisa de Conciliis 2013 “Ultime frontiere della biologia molecolare” conferito dall’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli. È inoltre autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste a diffusione internazionale.