Modello Sanità

Rapporto Censis 2023: il vagare dei Sonnambuli

Ciechi dinanzi ai presagi: dunque sonnambuli. Così il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese definisce il comportamento gli italiani in questo 2023 che si avvia alla conclusione.

Se, da un lato, il nostro paese è uscito in modo robusto dalla grande sfida del Covid, sono però molti i problemi che sembrano essere rimossi piuttosto che affrontati.

Crisi demografica e lavoro

Quello della crisi demografica e delle sue ripercussioni sul lavoro è probabilmente il problema maggiore. Nel 2050 avremo quasi 8 milioni di persone in età lavorativa in meno ma già oggi si sente la stretta. I 18-34enni sono poco più di 10 milioni, il 17,5% della popolazione totale, Nel 2003 superavano i 13 milioni, ovvero il 23,0% della popolazione. In vent’anni abbiamo perso quasi 3 milioni di giovani.

Gli anziani rappresentano oggi il 24,1% della popolazione e nel 2050 saranno 4,6 milioni in più. Raggiungeranno il 34,5% della popolazione. In pratica, ci mancano i giovani. La distanza e la scarsa comunicazione tra generazioni sono in realtà un problema che il Censis segnala da anni. Leggete in proposito Censis: l’Italia delle Tribù generazionali.

Tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4% e nei primi sei mesi del 2023 sono cresciuti del 2% rispetto allo stesso periodo del 2022. Sono 23.449.000 gli occupati al primo semestre: il dato più elevato di sempre da quando disponiamo di serie storiche. Il problema è dove troveremo i lavoratori del futuro.

Inoltre, sono oltre 36.000 gli expat di 18-34 anni solo nel 2023. Anche il peso dei laureati sugli expat 25-34enni è aumentato significativamente, passando dal 33,3% del 2018 al 45,7% del 2021. Un drenaggio di competenze pericolosissimo.

L’Italia poi è ancora al di sotto del tasso di occupazione medio europeo. Noi siamo al 60,1%, l’Europa al 69,8%). Se nel nostro Paese si raggiungesse il dato medio europeo, avremmo circa 3,6 milioni di occupati in più. Le aziende dunque faticano a trovare collaboratori ed il problema è accresciuto da un altro elemento….

Il tempo dei desideri minori

Infatti, viviamo quello che il Censis definisce il tempo dei desideri minori. Non più uno stile di vita che vede l’attività lavorativa come prima priorità per conquistarsi l’agiatezza, ma una più pacata ricerca di piaceri consolatori per garantirsi uno spicchio di benessere.

Per l’87,3% degli occupati mettere il lavoro al centro della vita è un errore. Non è il rifiuto del lavoro in sé, ma un suo declassamento nella gerarchia dei valori esistenziali. Il 94,7% degli italiani rivaluta la felicità derivante dalle piccole cose di ogni giorno. Il tempo libero, gli hobby, le passioni personali.

E’ chiaro anche questo scenario si rifletta negativamente sulla disponibilità di forza lavoro….

Si allarga il catastrofismo

Per l’80% degli italiani il Paese è in declino. Per il 69% più danni che benefici dalla globalizzazione. Il 60% ha paura che scoppierà una guerra mondiale e secondo il 50% non saremo in grado di difenderci militarmente.

Il 53,1% degli italiani ha paura che il colossale debito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato. Così il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate.

Il cambio di modello

Dunque, ciò che questo 57° Rapporto del Censis ci presenta come i maggiori elementi di preoccupazione sono un significativo invecchiamento della popolazione e un altrettanto significativo cambiamento nelle ambizioni personali.

I giovani sono sempre di meno ed hanno obiettivi e motivazioni sempre più diverse dalle generazioni che le hanno preceduti e che sono e diventeranno sempre di più maggioranza numerica nel paese.

Il problema è evidente ed è altrettanto chiaro come non possa essere affrontato da sonnambuli ad occhi chiusi. E’ necessario costruire scelte strategiche (cioè politiche) di lungo periodo: purtroppo una dote per la quale l’Italia da tempo non brilla.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.