Pelle

Tumori della pelle non melanoma: cura possibile se presi in tempo

Intervista Prof.ssa Ketty Paris – “Tumori della Pelle Non Melanoma”

Il melanoma è certamente il tumore della pelle più conosciuto, ma non il più diffuso. Infatti, con una incidenza annuale stimata in Italia intorno ai 40-140 casi ogni 100.000 abitanti, i tumori “non melanoma”, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori, ovvero dieci volte più numerosi rispetto al melanoma che rimane comunque il più pericoloso.  In particolare, quando si parla di forme “non melanoma” ci si riferisce alla cheratosi attinica, al carcinoma basocellulare e al carcinoma squamocellulare.

Tumori della pelle: i numeri

Secondo il dossier “I numeri del cancro in Italia 2014” (AIOM-AIRTUM), per quanto riguarda i carcinomi della cute si stima che ogni anno vengano diagnosticati orientativamente circa 70.000 casi, 40.000 nei maschi e 30.000 nelle femmine

L’incidenza del melanoma, il cancro cutaneo più conosciuto e terza diagnosi di carcinoma più frequente sopra i 45 anni – ha sottolineato la Professoressa Ketty Peris, Direttore della Clinica Dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma – è quasi triplicata in poco meno di un ventennio mentre i tumori non melanoma, meno aggressivi e conosciuti, ma molto più diffusi, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori. In particolare, quando si parla di tumori della pelle non melanoma ci si riferisce alla cheratosi attinica, al carcinoma basocellulare e al carcinoma squamocellulare. L’età più a rischio per l’insorgenza di questi tumori – ha proseguito la Professoressa Peris – è quella tra i 40 e gli 80 anni; sono più frequenti negli uomini e si localizzano principalmente nelle aree fotoesposte: viso, cuoio capelluto, collo e braccia. La parola d’ordine quindi è oggi più che mai, prevenzione. Fondamentale è anche lo screening, che prevede l’esame clinico e dermatoscopico effettuato da uno specialista dermatologo”.

Carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare

Il carcinoma basocellulare è un tumore cutaneo a lenta crescita e di diverse forme che, spesso, insorge su aree cutanee cronicamente esposte al sole; il carcinoma squamocellulare origina spesso da una cheratosi attinica non trattata e si presenta come un nodulo duro, aderente, che si ulcera.

Cheratosi attinica

La cheratosi attinica è invece una lesione tumorale della pelle che si sviluppa spontaneamente in seguito ad una prolungata esposizione ai raggi del sole ed è il secondo tumore della pelle per diffusione. Muratori, agricoltori, contadini, marinai e pescatori sono fra le categorie maggiormente a rischio di sviluppare una cheratosi attinica perché, per motivi professionali, trascorrono gran parte del proprio tempo al sole. Ma anche quanti si espongono per periodi prolungati alle radiazioni solari, come sciatori, velisti, tennisti ecc., incorrono nello stesso pericolo. Così come i soggetti che hanno una pelle più chiara, capelli biondi o rossi e che tendono più spesso a scottarsi al sole.

Videointervista Prof, Giampiero Girolomoni “Tumori della Pelle Non Melanoma: Sintomi e Terapia”

Autovalutazione e prevenzione

Proprio per questi motivi è bene eseguire periodicamente un’autovalutazione della propria pelle per verificare la eventuale comparsa di macchie sospette e, soprattutto d’estate, non soprassedere aspettando l’autunno per farsi controllare da un esperto. Oggi, infatti, i tumori della pelle non melanoma come la cheratosi attinica possono essere sconfitti rapidamente e senza conseguenze negative, permettendo a tutti i pazienti di tornare ad avere una pelle sana.

Tumori della pelle non melanoma: la terapia

Infatti, come ha dichiarato il Professor Giampiero Girolomoni, Presidente SIDeMaST e Professore Ordinario di Dermatologia dell’Università di Verona, “si ritiene ne sia affetto circa il 16% della popolazione generale di età compresa tra i 30 ed i 70 anni, ma oggi, fortunatamente, sono numerose le opzioni terapeutiche per fronteggiare la cheratosi attinica. La principale è costituita dall’ingenolo mebutato, un gel che il paziente applica quotidianamente sull’area interessata per tre giorni consecutivi (viso) o per due giorni (corpo) a seconda della localizzazione delle lesioni. Questo trattamento topico garantisce un’elevata efficacia anche per la prevedibile aderenza da parte del paziente ad una terapia di così breve durata. E’ noto infatti che in dermatologia, quanto più si prolungano le terapie nel tempo, tanto meno il paziente aderisce alle terapie stesse. Inoltre, l’importante valore aggiunto di questa terapia è rappresentato anche dal fatto che l’ingenolo mebutato non si limita a curare le lesioni visibili ma cura anche quelle non visibili a occhio nudo trattando la zona circostante.  Brevità del trattamento ed efficacia clinica differenziano quindi l’ingenolo mebutato dalle altre terapie topiche, venendo incontro alle esigenze dei clinici e dei pazienti. Tutto in una formulazione gel rimborsata da parte del Sistema Sanitario Nazionale”.

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